Sono anni che il territorio di Tuscania è minacciato da una “bomba ecologica” costituita da 13.000 mc pari a oltre 6.000 tonnellate di materiali, classificati come tossici e pericolosi, per l’ambiente e la salute dei cittadini, e un canale di riciclo dei fanghi della lavorazione della carta.
Sono stoccati in un terreno di oltre 25mila mq sul quale si trovano fabbricati ormai in rovina e pericolanti per un volume totale di circa 30mila mc, che costituivano l’ex industria per la lavorazione della carta che si trova sulla sponda ovest del fiume Marta. Per qualche anno i cittadini, le associazioni ambientaliste, alcuni politici e sindacalisti hanno chiesto alle autorità di tutelare gli interessi del nostro territorio e della popolazione ma soprattutto lo smaltimento dei rifiuti e la bonifica del sito.
Purtroppo, a oggi, la “bomba ecologica” è ancora al suo posto pronta ad esplodere. Due le possibili calamità che potrebbero verificarsi: un inquinamento ambientale causato dall’esondazione del fiume e dalla conseguente dispersione del materiale inquinante lungo la valle del Marta e l’inquinamento atmosferico ed ambientale causato da una eventuale propagazione di un incendio d’interfaccia o doloso.
La combustione della plastica in caso di incendio può produrre oltre alle polveri sottili anche diossina. In questo caso i danni possono diventare non solo molto gravi ma anche protratti per un lungo periodo di tempo. Non bisognerebbe mai dimenticare quanto accaduto e, purtroppo, quanto sta ancora accadendo a Seveso a causa della diossina.
Sui fatti che hanno visto coinvolta l’ex cartiera e sulla poca trasparenza sono state giocate, a diverso livello, più partite che hanno sempre visto sconfitti i lavoratori, il sindacato, il Comune di Tuscania, la Provincia, l’Asl, l’Arpa e tutta la comunità. L’eredità che la vicenda ha lasciato è un ingente patrimonio di rifiuti tossici e una spada di Damocle pronta a innescare un probabile disastro ambientale e sanitario.
Che fine faranno le tonnellate di rifiuti e fanghi inquinati?
Chi pagherà l’eventuale bonifica del sito?
L’ignavia e la lentezza delle Istituzioni hanno causato l’abbandono e lasciato al suo destino quell’impianto che è bene ricordare essere situato su un terreno vincolato dal punto di vista archeologico, paesaggistico e idrogeologico.
Gli anni passano ma è sempre bene ricordare!
Renato Bagnoli