La legge n.289 del 27 dicembre 2002 al punto 24 dell’articolo 90 stabilisce le disposizioni per l’attività sportiva dilettantistica.
Gli impianti sportivi comunali, quelli degli Istituti Scolastici e le attrezzature in essi esistenti, nell’obbiettivo di soddisfare gli interessi generali della collettività, dovrebbero essere destinati alla promozione ed alla pratica dell’attività sportiva, motoria, ricreativa e sociale di interesse pubblico.
Sono considerate attività sportive, ricreative e sociali di preminente interesse pubblico: l’attività motoria a favore dei disabili e degli anziani, l’attività formativa per preadolescenti e ragazzi, l’attività sportiva per le scuole; l’attività ricreativa e sociale per la cittadinanza; le attività sportive di interesse pubblico quali l’attività agonistica di campionati, tornei, gare e manifestazioni ufficiali.
Ma se un cittadino volesse fare un poco di attività o anche solo andare a chiedere un’informazione al gestore del Polisportivo troverebbe sempre il cancello chiuso con appeso un cartello che ribadisce il fatto che “deve essere sempre chiuso”.
Se allora pensa di andare al campo sportivo “Fioravanti” segue, in senso antiorario, il perimetro esterno del Polisportivo. Si imbatte poi in un altro cancello che spesso è chiuso ma, anche quando aperto, c’è un cartello che rende subito l’idea: “E’ severamente vietato entrare”.
Vietare significa impedire, proibire ad altri di fare qualcosa, e come è possibile proibire in modo non severo? E' "vietato entrare", ma se non è "severamente vietato entrare" significa che una volta ogni tanto è tollerato farlo?
O forse che le punizioni saranno più miti?
In tutti gli altri paesi europei, e probabilmente in tutto il resto del mondo, basta l'indicazione del semplice divieto per fare rispettare la prescrizione. In Italia no.
Ci vuole almeno l'avverbio "severamente" per provare a spaventare il cittadino e sperare che nessuno, così severamente minacciato, osi avventurarsi all’interno di un luogo/impianto pubblico o comunque aperto al pubblico.
Come base di civiltà e di convivenza civile, è severamente vietato dalla legge non conoscere la legge affinché la legge sia severamente rispettata e uguale per tutti.
Seguendo la recinzione del Fioravanti arriva, dopo circa 50 metri, ad un terzo cancello; quello principale per l’accesso al campo ma anche questo è permanentemente chiuso.
E’ come sigillato, protetto da una rete che garantisca la privacy di atleti, soci e affiliati?
Seguendo l’indicazione del cartello si prosegue per altri 50 metri e, dopo essere entrati nel parcheggio per le auto, si vede in lontananza un piccolo varco che dovrebbe consentire l’accesso al campo sportivo e alla pista di atletica leggera.
Ma quando poi ci si avvicina un cartello, con un monito peggiore di quello che severamente vietava l’ingresso lo informa del pagamento di 5 euro. Così gli passa ogni velleità sportivo/dilettantistica e, con le pive nel sacco, torna a casa.
La morale?
O ti iscrivi all’associazione o paghi 5 euro ogni volta?
Non sarebbe meglio mettere tutta una serie di avvisi che invitano tutti i cittadini a frequentare quegli impianti per fare un po’ di attività motoria?