Fonte: TusciaWeb
Viterbo - Noi non ce la beviamo e altri comitati si mobilitano - Battisti: "Basta applicare la legge 5 per determinare la fine della società idrica"
“Per cancellare Talete basta applicare la legge”. Il comitato Noi non ce la beviamo porta avanti la sua battaglia per l’acqua pubblica e in sala conferenze della provincia, Bengasi Battisti indica una strada. In teoria semplice, eppure tortuosa.
“Basta applicare la legge 5 del 2014 – ricorda Battisti – approvata dal consiglio regionale all’unanimità”. Specifica in modo chiaro chi deve gestire la risorsa idrica: “Aziende speciali e consorzi di enti – osserva Carlo Mezzetti, avvocato – soggetti di diritto pubblico, non privato e che non perseguono fini di lucro”.
Ma la legge è rimasta lettera morta. “È previsto – ricorda Battisti che sia applicata solo dopo l’individuazione dei bacini idrografici. Doveva avvenire in un tempo massimo di sei mesi. Sono passati cinque anno e ancora nulla.
Di fatto si vanifica la legge che permetterebbe di cancellare Talete”.
Per arrivare all’obiettivo prefissato, Noi non ce la beviamo ha in programma iniziative. Intanto nei comuni: “Una delibera – spiega Paola Celletti – sulla ripubblicizzazione dell’acqua, da far approvare nei rispettivi consigli. Un atto politico forte. In alcuni comuni è già passato”.
Quindi, una petizione, una raccolta firme per dire no a Talete, sì alla gestione diretta dei comuni per l’acqua o tramite consorzi.
All’incontro, anche Massimo Erbetti, consigliere comunale M5s. “Talete perde 8 milioni di euro l’anno per condutture fatiscenti – spiega Erbetti – bisognerebbe investire in questo ambito, ma non lo si fa”.
Non succederà nemmeno quando arriveranno i 35 milioni di prestito richiesti dalla società idrica. “Venti milioni servono per pagare debiti, cinque saranno per necessità di cassa e solo 15 alla fine andranno a investimenti, seppure non si sa bene quali”.
Al microfono si avvicendano diversi comitati cittadini, interviene anche Chiara Frontini. La consigliera comunale Viterbo 2020 rilancia la battaglia dell’acqua pubblica, partendo da uno slogan di qualche anno fa: “L’acqua deve essere pubblica, potabile e partecipata”.