Vincenzo Annovazzi nel 1853 così scrisse: “ Le scorrerie de’ Turchi ebbero pur troppo conseguenze nefaste per la città di Civitavecchia. Già il commercio ridotto al nulla attesa la frequente comparsa de’ barbari su le spiagge, diminuito altresì il numero degli abitanti e, forse quello in special modo de’ ministri del santuario, cotali cose mossero il Pontefice Urbano II a trasferire altrove la di lei cattedra vescovile, anche per non esporre lo stesso sacro pastore, ivi residente, a pericoloso evento per parte degli audacissimi Africani che il litorale infestavano menando tutto a dispersione ed a fuoco.
E a chi non son noti i mali gravissimi che in tal corso di anni avvenivano su tutte le coste d’Italia e le Isole adiacenti, atteso il tirannico dominio esercitato dai Mori, cominciando dai confini della Spagna fin sopra i monti più transitabili delle Alpi e per tutto il Mediterraneo fino all’isola di Sicilia? Oh quanto operarono in questo tempo e Guiscardo Duca di Puglia e Ruggeri conte di Sicilia per discacciarli e rimandarli in Africa! Ciò spinse principalmente l’animo di Urbano II, vivente in quest’epoca, a dar cominciamento una volta alle così dette Crociate, affine di liberare non solo i luoghi di terra Santa da sì fieri nemici, ma anche l’Italia e l’Europa intiera, se fosse stato possibile, dalle loro barbare invasioni.
Toscanella , città per antichità molto ragguardevole, cospicua inoltre per la sua cattedra episcopale, situata entro terra, lungi perciò dai pericoli del mare, fermò la mente di papa Urbano a fine di unire a questa la Centumcellese cattedra con la rispettiva sua diocesi, siccome erasi fatto per altre mondane vicissitudini, della non men cospicua sede di Bieda.
Quello che nell’oscurità dei fatti su tale soppressione di cattedra rinveniamo, è una lapide tuttavia esistente nel principal tempio di Toscanella, dove si legge: anno ab incarnatione Dni MXCIII Richardus Praesul Tuscanus Centumcellicus atque Bleranus sit Richadrus paradisi sede paratus . Amen.
Dunque nel 1093 un altro vescovo, che reggeva altra diocesi, aveva in giurisdizione quella di Centocelle e quella di Bieda; esso era il vescovo di Toscanella, che nomavasi Riccardo; per la qual cosa dopo Azo assoluto vescovo di Centocelle non trovandosi altro pastore, che governasse questa sede e, leggendosi anzi investito del titolo di centumcellico il suddetto presule di Tuscania Riccardo, concludiamo essere stata essa incorporata nella di lui diocesi, circa l’anno 1093, vivendo Urbano II pontefice.”
Il 24 settembre 1854 fu composto un canto a Camillo de’ marchesi Bisleti, vescovo di Civitavecchia, in cui si legge: “ … Ahimé! Qual nembo d’immensa sciagura su le spiagge latine apportator di strage e di ruine piomba al redir degli arabi ladroni! Né lingua né scrittura fia mai che a sporre giunga le piaghe e l’uccisioni, la pertinace infellonita guerra che tutta disertò l’Itala terra.
Sul brando ai Saraceni l’odrisia Luna un raggio ripercuote di fosca luce; nel color sanguigno tu vedi il fuoco degli incendi e il rosso, a modo di feral largo torrente, sangue che sgorga alla svenata gente. Ville, palagi, chiese, e monasteri arsi, fumanti, consunti, conquisi, cavie degli inimici, e su gli altari nitrir satolli i barbari cavalli. Ancor dopo anni mille le maremme tirrene mostran la traccia delle antiche pene! Andaro allor percossi pastori e greggi, e non restò cittade senza lacrime al viso scolorato. Ma dove l’Africano menò più fiero la spietata mano fu costà presso al mare, ove andava e veniva con l’ostile naviglio, fatto padron della cristiana riva.
Al gregge desolato alla vedova Chiesa tese le braccia e ne pigliò difesa il Pastore Tuscano, che raccolse all’ombra del pontifical suo manto nel vincolo di pace il nostro gregge, ed il Bleran seguaci. Prese il triplice nome, se n’adornò, lo scrisse, e sulla tomba ne lasciò memoria, che non ebbe a vile Riccardo di Tuscania il nostro ovile.” Italo Benignetti nel 1979 aggiunse: “ Nel 1093 avvenne un fatto molto importante per la scomparsa dalla storia ecclesiastica dei vescovi della città di Civitavecchia.
Il vescovo Riccardo di Tuscania, nel 1093, approfittando del favore che godeva presso l’imperatore Enrico IV , il famoso oppositore di Gregorio VII nella lotta per le investiture e del papa Urbano II, approfittando anche delle continue scorrerie dei Saraceni che non permettevano uno sviluppo alla piccola Civita Vetula di Stefano VI e neanche della vicina Leopoli di Leone IV , e della barbarie di tempi tanto fortunosi e della dispersione dei beni, unì alla diocesi di Tuscania quella di Blera e di Centumcellae, data anche la vicinanza del territorio della diocesi di Tuscania che si estendeva fino al fiume Mignone, tutto ciò senza lesione dei rispettivi diritti di cattedralità dato che abbiamo un’iscrizione esistente sull’altar maggiore della basilica di S. Pietro a Tuscania in cui Riccardo s’intitola praesul Tuscanus, Centumcellicus atque Bleranus.”
In quel tempo, secondo alcuni esperti di arte, nella chiesa di San Pietro fu costruita la cripta rialzando il presbiterio, edificando il coro, l’ambone e l’altare maggiore con il tabernacolo e le quattro colonne. Fu costruito anche il palazzo vescovile sullo stesso colle della Civita. Il papa Urbano II poi nel 1095 bandì nel concilio di Piacenza , dove parteciparono duecento vescovi, quattromila ecclesiastici e trentamila laici, all’aperto, e nel concilio di Clermont in Francia la I Crociata. La folla gridò .”Dieu il veut! “ “Dio lo vuole!”