Dal Corriere di Viterbo del 18 aprile 2019:
L’abusivismo delle case popolari sta raggiungendo un livello assolutamente ridicolo. Secondo i dati sono 135 gli alloggi occupati, 82 nella provincia e 53 nella sola Viterbo.
“Questo fenomeno si sta aggravando- commenta Ivan Grazini, commissario dell’Ater- a questi numeri, relativi ai nostri ultimi controlli, vanno aggiunti 14 per i quali abbiamo notificato la diffida che intima a lasciare l’abitazione entro un mese e 21 in corso di accertamento da parte della polizia locale e dei nostri uffici. Sugli alloggi occupati senza titolo bisogna fare una distinzione importante, in quanto alcuni diventano abusivi perché i loro abitanti perdono semplicemente i requisiti, o non vengono fatte le pratiche per il passaggio, in altri invece viene letteralmente sfondata la porta”.
Anche in questo caso le cifre sono sorprendenti. Nel territorio sono 57 le case dove “è stata sfondata la porta” più altre 37 solo nel capoluogo. Una illegalità diffusa, crescente e sotto gli occhi di tutti.
“L’Ater subisce questa situazione senza poter fare controlli adeguati- continua Grazini- quando gli alloggi vengono occupati esistono unicamente le segnalazioni dei vicini di condominio che si spaventano per i rumori e chiamano i vigili o, a volte, sono gli stessi occupanti che si autodenunciano sperando in una possibile sanatoria futura. Vorrei che i miei dipendenti potessero diventare ufficiali giudiziari per entrare nelle case nelle ore opportune e verificare realmente chi c’è all’interno, invece possono solo suonare e attendere una risposta che spesso non arriva. In alcuni casi veniamo anche insultati e subiamo minacce”.
Nella provincia l’Ater è una realtà importante, in quanto gestisce circa 4000 abitazioni, 1500 unità non residenziali, 400 garage e 80 unità commerciali, ma per questa situazione al limite del paradossale rischia seriamente di scomparire. Secondo le stime perde 800 mila euro annue a causa della morosità e le azioni legali contro l’abusivismo hanno uno scarsissimo impatto e possono durare per molto tempo. Nel 2018 ci sono stati 5 sfratti, 1 alloggio è stato messo sotto sequestro e 11 sono state le sentenze a favore. A questo vanno aggiunti 50 decreti ingiuntivi per il mancato versamento dell’indennità di occupazione per un totale di 1 milione e 876 mila euro, sanzioni per irregolarità che non vengono regolarmente pagate.
“La nostra è un’azienda che non è realmente un’azienda- conclude il commissario- siamo sotto organico e i nostri introiti sono sui 3,5 milioni annui. Le nostre spese superano le nostre entrate. L’affitto minimo per le fasce di protezione, circa 2000 alloggi, è di 7,75 euro mensili e con queste cifre raramente le case vengono poi acquistate. Se rimaniamo in questa condizione, senza possibilità di crescita, dobbiamo sperare di sopravvivere senza poter andare avanti”.
In molti dei casi di occupazione l’intervento da parte delle autorità è complesso a causa di situazioni di emergenza sociale, ma oltre gli ingenti danni a beni pubblici, cioè di tutti, questo effetto domino dell’illegalità provoca anche una “guerra tra poveri” che forse è ancora più grave. E’ certamente difficile sgomberare una casa abitata abusivamente da una famiglia in difficoltà, perché uno stato civile è obbligato a tenere conto dei problemi reali degli esseri umani, ma se la legge viene costantemente scavalcata, allo stesso tempo possono esistere persone realmente meritevoli che non ottengono nulla, o pochissimo. In questo limbo, nell’incertezza generale, c’è chi approfitta unicamente per il proprio tornaconto e senza strumenti per effettuare gli adeguati controlli il rischio è solo quello di rimanere nel caos.