15. La “peste nera” e il terremoto - Toscanella - Storia di Tuscania

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15. La “peste nera” e il terremoto

La sottomissione al Campidoglio

15. LA "PESTE NERA" (1348) E IL TERREMOTO (1349): FINE DELL’EGEMONIA CAPITOLINA.

La fine dell’anno (15 dicembre 1347) segnò anche la caduta della stella di Cola.
Tutti rialzarono la testa. Fu la prontezza del rettore Guiscardo di Comborino, che colse di anticipo Giovanni di Vico nell’occupare Tuscania. Per difenderla meglio, il rettore iniziò immediatamente la fortificazione e l’ampliamento della "rocca Orsini", costruita da Matteo Orsini. Era necessaria una discreta somma di denaro, allora ci si mise d’accordo: metà avrebbe pagato il tesoriere del Patrimonio, metà il Comune.

Nella primavera del 1348 il Campidoglio, superata una crisi interna, si fece risentire per mezzo di due senatori, Bertoldo Orsini e Luca Savelli; ma questa volta, al di là delle minacce e delle multe, che rimasero lettera morta, il Campidoglio non ebbe la forza di concludere nulla, perché un triste flagello stava mettendo a soqquadro non solo lo Stato della Chiesa, ma l’Europa intera: la "peste nera"!

Nel Patrimonio la peste fu introdotta dalle bande di Guarnieri, diretto dal Regno di Sicilia verso nord. Si calcola che le città della Tuscia persero i due terzi degli abitanti; in Orvieto le cifre salirono ancora più in alto. Il rettore Guiscardo morì di peste il 16 luglio.
Quando il terribile morbo cessò, la vita riprese il suo corso regolare. Nell’occupazione di Tuscania, questa volta Giovanni di Vico fu preceduto dalle forze capitoline: il 30 luglio 1349 un rappresentante comunale si recava a Vetralla e giurava fedeltà nelle mani del senatore Guido Orsini.

Come podestà fu lasciato, stranamente, quello che c’era: Simonetto Baglioni di Castel di Piero.
Durante la notte del 9 settembre, un terribile terremoto portò la morte nel Patrimonio. Anche Roma fu colpita. A Viterbo, ad Orvieto, ma soprattutto ad Onano, si registrarono danni. A Tuscania, oltre a numerose abitazioni private, fu gravemente danneggiata la "rocca Orsini", finita di riparare giusto l’anno precedente.

Nel caos, la Città fu nuovamente ripresa dai soldati pontifici. Il Campidoglio, momentaneamente, non si preoccupò di Tuscania, ma, quando ci riprovò, non ci riuscì più: la sottomissione ai senatori di Roma era terminata per sempre. Il rettore del Patrimonio si adoperò subito per riparare la "rocca": il tesoriere dovette sborsare ben 400 fiorini d’oro per i lavori di consolidamento.

 
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