7. Rapporti con Orvieto - Toscanella - Storia di Tuscania

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7. Rapporti con Orvieto

La sottomissione al Campidoglio

7. RAPPORTI CON ORVIETO: VERSO LA PACIFICAZIONE (1319).

Deve essere stato questo un periodo molto triste per Tuscania. Verso la fine del 1318, comunque, si notano i primi sintomi di ripresa. Il podestà, i tre anteposti, di concerto con il Consiglio generale e speciale, spedirono ambasciatori ad Orvieto, per vedere se c’era buona disposizione ad eventuali trattative di pace.

Dopo alcuni abboccamenti preliminari, gli ambasciatori tuscanesi, Vanni. di Filippo e Puccio di Nicola, nella seduta del Consiglio orvietano del 27 gennaio 1319, esposero con lucidità la situazione.

Ricordarono le scorrerie di Porcello Orsini, enumerarono i morti, i prigionieri, le torture, fecero il resoconto dei danni economici. Ricordarono agli Orvietani la concordia del 1238, l’ininterrotta amicizia fino alla lotta contro il Cucuiaco.
La commozione, dopo le belle parole, dovette essere grande, ma alla fine gli Orvietani vennero al sodo e fecero capire che tutto si poteva appianare, se Guittuccio fosse stato messo in condizioni di non nuocere.

L’accordo non si poté siglare subito, perché i Tuscanesi chiesero una dilazione, dato che dal 16 febbraio (venerdì grasso), erano impegnati a Roma alle feste del Testaccio, dove erano obbligati a partecipare con l’invio di otto giocolieri.

Ai primi di marzo, l’atto di pace era sottoscritto da entrambe le Città: Guittuccio non doveva uscire dal territorio tuscanese e, qualora intendesse farlo, le autorità comunali dovevano comunicarlo ad Orvieto almeno 15 giorni prima; venne stabilita l’entità dell’indennizzo per i danni causati dagli Orvietani, che, da parte loro, si impegnavano a tenere a bada Vanni di Galasso, affinché non continuasse a rubare nel distretto tuscanese, come spesso aveva fatto e come spesso continuò a fare, anche dopo la pace, nonostante i vari richiami degli Orvietani.

 
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