La festa come a tutte noe è palese
c’è a giugno, quanno se matura ‘l grano,
la gente fa ‘nfiorate piano piano
in piazze, vie e sagrate del paese.
Ma le giovine forse non lo sanno
quel che se procurava per quell’anno.
Doppo che l’ostia lì pasata c’era
tra le gente avveniva una sortita,
e se po’ dì che ce fosse ‘na sfida
d’annà a riccòjja quella fronda vera
del bossolo, che poe a casa portata
era con devozione collocata
sotto de un Crocefisso o sagra icona,
dicennno ‘na preghiera oppure frase,
a ciò le case non fussero invase
da temporale o cosa non bona:
“Santa Barbara, che seè Benedetta,
tu sarvice da fulmine e saetta!”
Ora non ci sono più ragazzi e donne che vanno nei campi a cogliere i fiori rossi del papavero o il fiore giallo della cresta di gallo, ma solo segatura e fiori fatti con carta. E non si trovano più gli ambiti rametti di bossolo che andavano letteralmente a ruba dopo passato il Vescovo con l’ostia consacrata, rametti che portati a casa venivano sistemati a penzoloni nel chiodo che di solito sorreggeva una icona sacra. Si credeva che tale ramoscello proteggesse dal maltempo o da altri danni.
Tuscania 19.06.2022
Luciano Laici