(da “Tuscania non c’è più” di Pericle Scriboni - 1977)
Non c'è più!! Quel concavo piatto di argilla colorato in verde, che fu contemporaneamente tavola e piatto di pastori, burini, butteri, taglialegna, è quasi scomparso. Fu il piatto dei poveri e come ogni povera cosa, dopo aver servito moltissimo è stato dimenticato ed oggi disprezzato.
Presso la coccieria del Zi’ Caco ne trovavi a cataste o lo vedevi esposto nell’umile vetrina, della piccola bottega dello Storto.
Fu un piatto a mille usi, che aveva l'arcano pregio di trasformare una volgare «acquacotta» in succulento primo, il quale si adattava alla preparazione di saporose «panzanelle» con pacche di freschi pomodori, o serviva per la deliziosa «canata». I bambini gracili di quel tempo, erano condotti nelle stalle ove si mungevano le mucche, per far loro mangiare nel piatto burino, fette di pane con latte appena munto.
Quanti rimpiangeranno un piatto burino colmo di fagioli con le fette e cotiche!! Questo piatto di povera gente non conobbe agnolotti, né pesce surgelato e tanto meno frutta sciroppata. Ospitò solamente cose genuine, pesce di fiume, legumi, erbe dei prati.
Ha seguìto i pastori nelle loro transumanze, fece bella mostra di se nelle capanne loro e dei carbonari, seguì i butteri nel loro quotidiano lavoro nei boschi, tra mandrie di bestie brade.
Sovente nei fontanili dei boschi, in quelli delle assolate piane, presso qualche rudimentale fontana in prossimità di sorgente, trovavi il piatto burino segno di umana presenza, di lavoratori nelle vicinanze.
Ora il piatto burino è solamente nei ricordi di vecchi, maciullato e distrutto dal progresso, relegato in qualche polverosa soffitta, tra cose inutili.