Al nummero ch’è quattro de via Castello
c’è un angolo davero birichino,
perché l’ebbe creato un bel bordello;
infatti dirimpetto all’angolino
al quel tempo c’era una trattoria,
che veramente adéra un’osteria.
Il gabbinetto lì dentro nun c’era
e le cliente ch’erono attempate,
doppo bevuto for d’ogni maniera.
annavono in quel sito in più tornate,
creanno a chi passava all’insaputa
‘na ripugnante ed oscena veduta.
Perciò il patrone de quell’angoletto,
un carce scarpa fece fà al momento
in modo che chiunque in quel muretto
ce annasse a piscià doppo libbamento,
la facesse così in mezzo alla strada
e la mannasse dove vada vada.
Così da quella via che è in salita,
ce fu cesaata quella brutta usanza,
‘na cosa che nun era consentita,
de annà a votà d’ urgenza la su’ panza.
levanno ‘l rivoletto che per strada
copioso attraversava la contrada.
* In via del Castello, che è quella traversa, la prima a destra dopo il forno dei fratelli Lucchetti, al numero quattro c'è un Calce scarpa, che è non altrimenti che una muratura con materiale edilizio atta ad occludere uno spazio creato tra due angoli di muro, da qui nasce la poesia che pittura uno scorcio grazioso e curioso della città di Tuscania.
Luciano Laici - Tuscania li 07.11.2021