Rappresentava la classe aristocratica etrusca che si affermò con le entrate economiche della gestione dei latifondi agricoli. Nel 1983 Mario Moretti ed Anna Maria Sgubini Moretti scrissero: ”Grazie alla
testimonianza dei Curunas, una delle più illustri famiglie, Tuscania assume una dimensione culturale sempre più complessa ed eterogenea, riconfermandosi di diritto anche per il IV-III secolo avanti Cristo in
quel ruolo di primo piano già raggiunto in età arcaica e rivelandosi , ora come allora, aperta non solo a sollecitazioni culturali esterne, ma ricca anche di capacità di spunti creativi e di elaborazioni originali che ne puntualizzano la fisionomia di centro fra i più attivi dell’ancora fiorente Etruria interna.”
Tra i sarcofagi di questa famiglia vi è quello maschile in nenfro rinvenuto con i bronzi del corredo vicino all’ipogeo della Regina a Tuscania in località Olivo. Sul coperchio la figura di un uomo giovane, semisdraiato a banchetto sopra un letto conviviale , ricoperto da un vestito. Il suo braccio destro si appoggia ad un cuscino.
Nella mano destra ha una patera. I suoi tratti del volto sono regolari e la sua chioma è folta. Il mantello avvolge in parte la sua forte corporatura. Sulla cassa vi è un rosone centrale e due mostri marini. E’ della terza generazione dei Curunas intorno al 270 avanti Cristo.
La faccia ha un carattere ellenizzante secondo i prototipi dello scultore greco antico Lisippo che , tra l’altro, ritrasse tante volte Alessandro Magno, re di Macedonia , della Lega Ellenica, di Persia e dell’Alto e Basso Egitto. In effetti vi è un’accentuata espressione della capigliatura e dei particolari del volto. Publio Silicio Curunas fu un esponente di questa eminente casata e divenne senatore romano.
Nel 43 avanti Cristo si oppose alla condanna di Bruto e Cassio, uccisori di Giulio Cesare, console e dittatore della Repubblica romana, che era stata decretata da Ottaviano Augusto. Per questo motivo fu iscritto nelle liste di proscrizione. Silicio si oppose sia a Cesare come ad Ottaviano, imperatore romano, perché confiscavano i terreni nell’Etruria per trovare i fondi con cui pagare i 170.000 veterani che avevano prestato servizio militare nelle guerre civili dal 49 al 45 avanti Cristo. Publio Silicio aveva possedimenti terrieri a Tuscania, a Tarquinia ed a Perugia.
Altri rappresentanti della famiglia furono Gaio Selicio, tribuno della plebe nel 44 avanti Cristo, Lucio, proconsole di Creta e di Cirene e Lucio Rufo, legato propretore nel periodo di Augusto.