Questa antica e nobile famiglia proveniva da Cagli, cittadina su uno sperone del selvoso monte Petrano nel ducato di Urbino, vicino al monte Catria. A Cagli, l’antica Cales, c’è l’antica rocca costruita da Francesco di Giorgio Martini , architetto civile e militare di Siena, ed anche il palazzo della famiglia Marcelli. Nel loro stemma ci sono due leoni affrontati e combattenti con al centro le fitte rose gambute, nutrite sopra una zolla.
I Marcelli vennero a Toscanella e la loro casa era dietro l’Ospedale di Santa Croce. Loccio Marcelli , dottore in legge molto famoso, nel 1401 andò a Firenze , essendo collaboratore di quella repubblica come giurisperito. Tornato a Toscanella fece costruire nella chiesa di San Francesco una bellissima cappella e nel 1415 un polittico nell’altare maggiore che ora si trova nella concattedrale di San Giacomo. Francesco Giannotti scrisse che Loccio “ fece testamento in Toscanella tanto bello e con tanti legati pii, che importano molte migliaia di scudi di modo che si vien a comprendere che fosse ricchissimo et grande homo et, secondo che si vede in la detta tavola et quadro dipinto, mostra che fosse segretario apostolico al vestire.” Nel dipinto ci sono i santi Marco, Francesco, Pietro , Paolo, Ludovico d’Angiò, Tommaso , la Madonna con il Bambino Gesù e Loccio inginocchiato davanti a loro.
Aggiunse Giuseppe Giontella : “ Nel 1437 Loccio era già morto, come abbiamo potuto constatare dall’inventario , redatto nel convento di san Francesco dalla moglie donna Fiore , che si qualificava appunto come vedova di Loccio Tuscanese, dottore di leggi … Nel 1415 messer Loccio finanziò l’apertura di una bellissima cappella, la terza di sinistra , dell’Immacolata Concezione come si trova nei due inventari di beni mobili della chiesa di san Francesco, al primo del 1532, al secondo inventario del 1548. … Dal momento che era il committente del polittico, messer Loccio si fece dipingere da Andrea di Bartolo ai piedi della Madonna con il Bambino, vestito da segretario apostolico, ufficio che ricopriva forse all’epoca della committenza del polittico stesso. Non terminò qui la generosità di messer Loccio.
In un inventario di beni mobili della sacrestia di S. Francesco troviamo numerosi arredi e paramenti sacri da lui donati al convento. … Nel mese di ottobre 1532 Frate Cosma di Gregorio in veste di procuratore del convento, partecipò alla compilazione dell’inventario degli arredi sacri conservati nella sacrestia di S. Francesco che dovevano essere affidati (in presenza del gonfaloniere del popolo Francesco Morelli) alla custodia del santese Lorenzo Marcelli. …
Sull’altare della cappella grande (la terza di sinistra, quella fatta costruire da Loccio Marcelli nel 1415) era collocata la statua dell’Immacolata Concezione, che dava il nome alla cappella stessa. “ Nel 1536 Lorenzo Marcelli era uno dei Consiglieri comunali e nella seduta del 18 maggio, al secondo punto all’ordine del giorno, si espose che gli uomini del castello di Canino avevano chiesto,come riferirono i nostri concittadini, alla nostra Comunità di Toscanella che fosse reputata cosa giusta, prestando attenzione alla loro povertà, ridurre qualcosa dei ventitre scudi che la loro Comunità è tenuta a dare alla nostra ogni anno per l’uso del pascolo , e ciò anche per un favore ed un riguardo all’illustrissimo Pier Luigi Farnese duca di Castro il quale disse che qualsiasi cosa sarà fatta dal Comune di Toscanella per l’utilità e la comodità dei Caninesi sarà considerata come fatta nei confronti della sua Illustrissima Signoria, cosicché qualora sembri opportuno di concedere qualcosa, viste anche le grandi offerte e promesse fatte dalla Signoria Illustrissima a favore della nostra Comunità, dei nostri Signori e dei nostri Concittadini, si giunga ad una decisione. Si alzò uno dei Consiglieri Lattanzio Thomae, uomo eloquente e, salito sull’arringa ed avendo prima di tutto invocato il nome divino , parlò e consigliò di concedere il favore ed il riguardo all’Illustrissimo Pier Luigi Farnese e di esonerare la Comunità del Castello di Canino di 3 scudi dell’erbatico quindi dei venti scudi che è tenuta a pagare annualmente nella festa di Santa Maria di agosto per l’erbatico non sia tenuta a pagare se non 17 scudi in quella data, ma dei tre scudi che è tenuta a pagare per il censo nella vigilia dei santi Martiri ( sette agosto) nulla sia alleggerito ma rimanga in vigore.
Fu approvato con la viva voce di tutti. Nei catasti di Toscanella del 1538 e del 1552 si legge che i cittadini “assegnant habere infra scripta possessiones” . Anche i Marcelli fecero le loro dichiarazioni dalle quali possiamo conoscere i beni . Gregorio possedeva una casa nella contrada della Via maggiore vicino ai beni di Pietro Luigi Farnese duca di Castro. In questa sua abitazione possiamo ammirare lo stemma della loro famiglia in nenfro. Inoltre possedeva terreni nelle contrade Valle, Piano di S. Lazzaro, Sant’Antonio, , Piano S. Angelo, Valle dell’Oro, una vigna di sei zappe (3.000 mq) al Fuschiniano, un’altra di 4 zappe (1.200 mq) unita con un altro modico pezzo di terra di 4 zappe , un’altra vigna di 10 zappe (mezz’ ettaro) con una zappa di terra nella contrada Valle Guidone nella via per il Capecchio, un’altra di 9 zappe ( 4.500 mq) nella contrada Cancello, un canneto di un’opera ( un’opera equivale a quattro giornate di lavoro compiuto da un operaio)nella contrada Santa Lucia , un oliveto con 25 piante con un pezzo di terra per la semina del grano. Sua figlia Caterina in contrada Tagliate aveva un oliveto. Olimpia, la moglie di Gregorio, possedeva una casa nella contrada dei Torchi ed un’altra di due stanze sotto la casa degli eredi di Mario Giannotti, un prato di 3 falciate ( ogni falciata è quanto fieno o prato può tagliare in un giorno un operaio), ed un canneto.
Lorenzo aveva una grande casa a più piani con l’impluvio e l’orto nella strada del corso o della corsa vicino alla piazza di san Giovanni, un’altra casa nella piazza della Colonna con un casalino e l’impluvio, un’altra nella contrada Valle con la piazza di fronte e col pozzo vicino alle mura della città, un’altra sempre nella via principale con due pozzi per il grano nella via che va alla fontana e vicino all’albergo di Campana, due magazzini con un casalino , l’orto e tre pozzi per il grano sempre nella via del corso, un altro casalino nella via che va al palazzo vecchio (il Rivellino), dei terreni con Cherubino Marcelli vicino alle mura della Comunità nella via che va al palazzo vecchio, un’altra abitazione a più piani con due pozzi a grano nella contrada Via maggiore, un altro pozzo per il grano nella strada di San Matteo , altre due abitazione nella contrada San Biagio, i vigneti di 8 zappe ( 4.000 mq) alla Valle del Nasso nella via che va a Canino, 3 zappe ( 1.500 mq) al Muratolo vicino la via del fossato, 16 zappe ( 8.000 mq) al Guadigliolo, 8 zappe ( 4.000 mq) al Vallengo, un canneto di 1 opera nella contrada Muro Rotto vicino alle mura della città, terreni alla Petrella, sotto il poggio della Civita, nella contrada Valle, al Muro Rotto, nella contrada Magnattario vicino al fosso omonimo, nella contrada Rusciovecchio, sotto il poggio della Civita, nella contrada Maschia, a S. Lucia, nella valle del Marta ed al Guadigliolo vicino all’omonimo fossato. Poi Orazio aveva dei terreni in contrada Paglieto .
Luzio di Lorenzo nelle contrade Piano di S. Lazzaro e del fiume Marta. Cherubino aveva dei beni nelle contrade S. Biagio, Petrella, Vallengo e con la moglie Paola avevano dei terreni nella contrada Arrone. Marcello di Gregorio aveva due case nelle contrade Via Maggiore e S. Biagio ed i terreni con la vigna a Valle Guidone di 20 zappe (1 ettaro) ed altri terreni a Valle Cornetta. Nel 1546 i consiglieri comunali di Toscanella dovevano cedere al migliore offerente le erbe delle bandite di San Giusto, Vallevidone, Campovillano e Pian di S.Lazzaro. Autorizzarono quindi Federico de Monti, Paolo Vittorio Fani, Bernardino Perusino, Giovanni Paolo Filippi e Lorenzo Marcelli a trattare con Paolo Fiordalisi affinché potesse ottenere la maggior entrata possibile dai mercanti.
Marcelli Domenico nato a Toscanella intorno al 1615 sposò a Corneto il 16 settembre 1647 Agata Scarpellotti nata nel 1629. Nel 1704 Antonio Barbacci ci rese edotti che “nella chiesa di San Francesco c’era una famosa cappella dell’antica e nobile famiglia Marcelli che lasciò grosse rendite alla chiesa et al convento ma, essendo mancata la famiglia suddetta,è stata anche abbandonata la loro cappella.”
Mauro Loreti