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l passionista padre Paolo Giuseppe scrisse:” Venne nell’anno 1748 fatto invito a San Paolo di condurre a Toscanella i suoi figliuoli ; ond’egli nel febrajo si partì con alcuni di essi dal Monte Argentario. Il santuario del Cerro era fuori dalla città di Toscanella , dentro un ampio e folto cerreto e a quello si congiungeva un antico eremo … Il pio vescovo Mons. Abbati pose i Religiosi ad alloggiare in Città e, chiamati a sé i principali de’ cittadini, sborsò alla loro presenza pei necessari restauri dell’eremo 500 scudi: nello spazio di un mese, già disposta ogni cosa, si poté compiere la fondazione. Nel dì pertanto 27 di marzo fra un popolo numerosissimo , accorso dalla città e dai circostanti paesi, dopo la solita commovente funzione,alla presenza dell’ottimo Prelato, fermarono i Figliuoli del Crocifisso la dimora in quel sacro eremo, cominciando a rallegrare quell’inospitale solitudine col divoto canto delle lodi di Dio … Una certa Lucia di Piansano, paesello non lontano da Toscanella, gran Serva di Dio, che Paolo per mezzo di lettere dirigeva da più anni ( dal 1743)nelle vie di altissima perfezione, per un interno impulso, a cui non le fu possibile di resistere, andata al nuovo Ritiro, riseppe in quanta necessità si trovassero i poveri Religiosi e, come il Santo, prima di partire per S. Angelo (nelle pendici del monte Fogliano) a Vetralla, avea detto ch’ella stessa avrebbe pensato di provvederli. Ella raccolse poi ogni sorta di vettovaglie che, caricate su due giumenti, il dì appresso si affrettò di recare ai figliuoli di Paolo. Ridestatosi quindi nei cittadini di Toscanella l’affetto verso dei nuovi missionari, nulla più mancò a quella casa di quanto è necessario al sostentamento di poveri religiosi. … Allora si vedevano riformati i costumi, tolti via gli scandali , riacceso il cristiano fervore, ravvivata la divozione e l’affetto per Gesù Crocifisso.”




Il 9 marzo 1754 San Paolo iniziò gli esercizi spirituali alle monache clarisse in Toscanella. La sera, tornato al ritiro del Cerro, scrisse ad Anna Cecilia Petti : “ Il Signore vuole che loro vivano da buoni coniugati, continui ad essere fedele a Dio e a far la sua orazione … il Padre Bernardino Anguillara sta bene e li saluta nel Signore. Quando questo morì , il 5 aprile 1767, molta gente da Toscanella e dagli altri paesi andò al Cerro per l’ultimo saluto. Lì fu sepolto il servo di Dio.
Giovan Battista Sposetti Corteselli di Tuscania scrisse che “nel 1967 un frate appartenente alla Congregazione dei Passionisti tratteggiò, in un Triduo a Tuscania, le condizioni morali e sociali dell’Italia settecentesca, insidiata dal pericolo della cultura materialistica francese, tutta intrisa di ateismo e di un assurdo agnosticismo e da una pletora di signorotti dediti alla vita godereccia e corrotta. Ma ecco in questo mondo futile e vuoto ergersi la figura gigantesca di Paolo che scuoteva l’apatia religiosa e la consolidata ingiustizia sociale. Sviluppò i temi evangelici della carità cristiana e dell’uguaglianza civile e sociale da attuarsi alla luce degli insegnamenti di Cristo e non sotto il falso brevetto dell’utopismo materialistico d’oltralpe. Nella chiesa e nel convento di S. Maria del Cerro S. Paolo soffrì e pregò. Dopo oltre due secoli le spoglie del Santo sono state trasportate in forma solenne in tutti i luoghi del viterbese da lui frequentati in vita.”
Nel 1976 il tuscanese Pericle Scriboni aggiunse : “ Il corpo di S. Paolo della Croce è ritornato il primo settembre 1967 a Tuscania. S. Paolo per quindici anni , nel ritiro fondato presso la chiesa di Maria SS. Del Cerro, svolse la sua attività sacerdotale, predicando a Tuscania la parola di Dio, partecipando alle vicende cittadine. Trasformò il santuario del Cerro, al centro del bosco comunale, in oasi di preghiere, rifugio per i deboli, i poveri, i perseguitati. Ed i nepoti di quelli che vissero con lui, ebbero la gioia di conoscere i suoi Passionisti e la sera del 1 settembre 1967, come convocati da arcana voce, si dettero convegno presso la chiesa del Cerro e lungo i viali di fuori porta, per salutare il Santo corpo di Paolo della Croce. Difficilmente dimenticherò l’attesa presso il Cerro, ove erano convenuti centinaia di fedeli. Nella chiesa ardevano numerosi lumi, un leggero vento ,passando tra gli alberi verdi, sembrava unire il suo bisbiglio a quello sommesso , reverente, dei numerosi presenti in attesa. Quando l’urna contenente il corpo del Santo, proveniente dalla vicina Arlena, fu presso il vivaio della Forestale, vennero accesi presso la chiesa centinaia di bengala che illuminarono di suggestivi colori il bosco e le facce dei convenuti. L’urna del Santo, tra la generale commozione, sostò davanti alla venerata immagine della Madonna del Cerro, presso la Quale versò lacrime, confidò le sue pene, rafforzò la sua fede. Forse tra i ruderi del vicino ritiro, ombre preganti salutarono il loro santo Maestro, gioendo del suo attuale trionfo. Preceduta da centinaia di macchine , i fari delle quali fendevano l’oscurità, giuocando tra gli alberi e facendo alzare in volo gli uccelli del bosco, l’urna andò verso l’abbraccio del popolo tuscanese che l’attendeva come muraglia lungo i viali dell’abitato. Dalla sua urna illuminata il Santo dei padri benediceva ora i figli e la città da lui tanto amata. All’invito benevolo dell’infaticabile padre Bernardino, davanti al popolo, corso ad onorare il fondatore dei Passionisti, ricordo di aver rivolto al Santo il saluto:” Oh Santo della Croce che scegliesti il centro Italia per difendere il cuore della cristianità da ogni infiltrazione di paganesimo rigurgitante, che scendeva dalla Francia giacobina, Tu che nel 1730, esuberante dei tuoi 36 anni, sentisti che il tuo posto di combattente di Dio era tra la massa umana della nostra Maremma, facile ad entusiasmi religiosi , come facile a reagire sotto la spinta di odi inestinguibili, Tu che volesti onorare la nostra città di uno dei 12 ritiri da Te fondati, che passasti predicando, aiutando, convincendo, perdonando, e che ,nella solitudine dei nostri boschi ,volesti gettare il germe della Tua fede, accendere un braciere d’amore per l’umanità sofferente nella solitudine del Cerro ove umili e banditi intesero, nell’affascinate spiritualità, tutto l’amore che, affratellando, unisce ed a Te ricorsero fiduciosi, oggi ritorni non più nelle vesti del soldato sconosciuto di Dio ma nella gloria immortale del Santo che generosamente seminò e che ora vede il frutto del suo generoso altruismo, maturato nella fede di Dio, in questa Maremma non più solitaria e paludosa, ma a nuova vita rinata. Io, il più indegno di ogni credente, qui radunato per onorarti, ho l’altissimo onore di porgere a Te, Santo povero, grande oratore, taumaturgo incompreso dai più, caro ai lavoratori ed ai miseri, il saluto reverente e festante di questa città, così cara al Tuo cuore e, simbolicamente, offro le chiavi di Tuscania, onde tu possa in questa breve sosta, riaccendere in ogni casa, in ogni cuore la fiamma del Tuo inestinguibile amore, quella fede che fu orgoglio dei nostri padri. … Risvegliaci, riaccendi la fede che Tu e i tuoi figli dall’itala terra portaste in Bulgaria, in Belgio, nelle isole Britanniche e nell’America. Oggi i Passionisti formati nei ritiri dell’Argentario e del Cerro, sono presenti, soldati di Cristo,in ogni parte del mondo. … Raccolgano i Tuoi figli il nostro invito a voler tornare ove Tu forgiasti tanti nobili, umani combattenti d’amore, a voler riportare nella nostra Tuscania il tuo anelito di carità, quel cuore sormontato dalla Croce, affinché Tuscania ritrovi nel Tuo nome, concordia, amore,fratellanza. Benedici Tuscania come facesti il giorno della tua venuta tra i nostri padri.” Dopo il saluto, accompagnata da tutto il popolo, l’urna con il corpo di S.Paolo fece il solenne ingresso presso la cattedrale. Il giorno successivo accompagnammo a Vetralla San Paolo.”
Mauro Loreti