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- QUANDO LA STATUA DELLA MADONNA NEL GIARDINO DELLE SCUOLE, SI MOSSE, PER MERITO DI … ”GNANONE”

Pubblicato da Luigi Pica in Articoli Toscanella · 4/3/2013 18:10:59

Negli ultimi mesi della guerra, quando le incursioni degli aerei americani si erano fatte sempre più frequenti e gli animi della gente erano aperti a qualsiasi accenno del soprannaturale, una mattina si sparse la voce che la statua della Madonna in questione, s'era mossa: le mani non erano più tutte e due appoggiate al seno, ma quella di destra era distesa, nascosta tra le pieghe del manto, aperta in segno di desolata rassegnazione (lo potete vedere nella foto in basso che potete zoommare).

Chi fu il primo che s'accorse del miracolo lì per lì non si seppe, ma la notizia corse di bocca in bocca e già alle nove, quando fuori le mura non passava più nessun carretto che andava in campagna, la gente che era venuta a vedere era parecchia. Gli uomini con la giacchetta appesa alla spalla e le donne con i ragazzi in braccio stavano lì incollati alla ringhiera, tra colonna e colonna, a guardare increduli e a domandarsi se era vero.

Il guaio era che nessuno si ricordava come stesse, prima, la statua. Pietro, il bidello, che aveva la casa lì accanto, anche lui non se lo ricordava.
Alcuni erano venuti per curiosità, rimanevano un poco, zitti, dietro l'inferriata e, come erano venuti, se ne andavano ciondolando la testa.
Altri poi (e la maggior parte erano le vecchiette che non mancavano mai alla funzione della sera) ci credevano e cominciarono a farsi il Nome del Padre e a biascicare qualche Ave Maria.

Verso le undici arrivò Fortunato e rimase lì con il naso in aria: la gente diceva che stava a fiutare il vento per sapere da che parte voltarsi e che dire; guardava ora questo ora quello che parlava e lui approvava col capo, come se avesse paura di pronunciarsi e di dire la sua.

Ma era possibile che nessuno si ricordasse come stava la statua?
Finalmente ad uno venne l'idea di andare a vedere la cartolina delle Scuole: lì si sarebbe visto come stava la Madonna. La cartolina fu trovata, ma le Scuole erano state fotografate da lontano, dall’orto del Conte, e poi la cartolina era tanto sbiadita e confusa che il particolare non si riusciva a vederlo. Il dubbio rimase.


Un uomo scavalcò l'inferriata, mise un mazzo di fiori sui gradini della statua e accese un lume. Tra la gente si fece avanti una donna, vestita di nero, che quando fu davanti alla Madonna si mise a schiamazzare invocando la grazia per il marito in guerra.
Fu la goccia che fece cadere ogni dubbio.

Ora si gridava al miracolo e quelli che se la prendevano a ridere se ne dovettero andare in silenzio se non volevano rimanere "sciamercati".

Nel pomeriggio un gruppo di vecchiette, con le sedie che s'erano portate da casa, si sedettero davanti alla Madonna, all'ombra dell'albero dei fiori melati, che stava proprio lì davanti, e intonarono il rosario.

Alcune donne andarono da don Lidano a chiedergli se veniva con la cotta e la stola a dare una benedizione alla statua e a fare una preghiera. Ma don Lidano non venne, perché non ci credeva e quando le donne tornarono e riferirono a quelle che stavano dicendo il rosario, queste giù parolacce tra un'Ave Maria e l'altra, perché i preti dovevano essere loro a crederci per primi e invece non ci credevano, come se la Madonna non potesse scegliersi il posto adatto per fare i miracoli.

Anche la sera la gente venne parecchia a visitare la statua, soprattutto quelli che erano andati in campagna a custodire le terre e le vigne e adesso, rimesse le bestie nelle stalle, erano corsi, con le scarpe grosse e con gli abiti da lavoro, a vedere con i loro occhi il prodigio.

Per tutto quel giorno in paese non si parlò d'altro. Nei rioni le donne, sedute in cazzola fuori dell'uscio di casa, sferruzzavano e cicalavano, cercando di spiegarsi perché la Madonna avesse fatto il miracolo; e nei due bar e nelle bettole del paese gli uomini non potevano parlare d'altro.

Ma la sera, quando si seppe chi era stato il primo a diffondere la notizia del prodigio, nessuno poté trattenersi dal ridere a crepapelle: era stato il più burlone del paese: GNANONE.

Ringrazio la persona che mi ha fornito questo racconto. Luigi Pica




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