* ACQUA ALL’ARSENICO, L’ORDINANZA DI TUSCANIA FA UN PO’ DI CONFUSIONE - Succede a Tuscania 2013 - Toscanella - Il blog dei tuscanesi

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* ACQUA ALL’ARSENICO, L’ORDINANZA DI TUSCANIA FA UN PO’ DI CONFUSIONE

Pubblicato da in Articoli Toscanella · 4/1/2013 09:38:36

Fonte: Ontuscia.it  Ecco l'articolo integrale:

Emergenza arsenico: il caos è servito. Con l’arrivo del nuovo anno sono scattate le limitazioni d’uso dell’acqua erogata secondo quanto stabilito dal D.Lgs. 31/2001 che dà attuazione alla direttiva comunitaria 98/83/CE che stabilisce i valori limite specifici adeguati a garantire che le acque possano essere consumate in condizioni di sicurezza.

Ora il limite di arsenico è di 10 microgrammi per litro, limite che quasi l’intera Tuscia non può rispettare. Il Ministero della salute, recependo il parere del Consiglio Superiore della Sanità, ha stabilito che, nei territori che ancora non si sono conformati ai nuovi parametri, come la provincia di Viterbo, l’acqua con concentrazioni di arsenico superiore a 10 microgrammi/litro sia utilizzabile per tutte le operazioni di igiene domestica (lavaggio indumenti stoviglie ambienti) scarico wc e impianti riscaldamento. Ne è vietato, invece, l’uso potabile; l’uso per cottura, reidratazione e ricostituzione di alimenti; l’uso per preparazione di alimenti e bevande (escluso lavaggio frutta e verdura sotto flusso d’acqua e utilizzando acqua potabile per l’ultimo risciacquo); l’uso per pratiche di igiene personale che comportino ingestione anche limitata di acqua (lavaggio denti e cavo orale); consentito uso dell’acqua per igiene personale (es. doccia) tranne nei casi di presenza di specifiche patologie cutanee (eczema, patologie cutanee a rischio anche di tipo evolutivo o degenerativo). Il divieto d’impiego viene esteso in particolar modo alle imprese alimentari.

Dopo Tarquinia e Viterbo, molti altri Comuni della provincia sul finir dell’anno hanno emanato ordinanze nelle quali informano la popolazione delle sopraggiunte limitazioni d’uso dell’acqua in base a quanto raccomandato dall’I.S.S.. La confusione però non manca. Tra tutte anche il comune di Tuscania, che insieme all’informativa della Provincia di Viterbo, alle note dell’Asl e dell’Ato, ha però pubblicato in terza pagina una tabella (risalente al decreto del 2001) nella quale si riportano dati fuorvianti dai quali si evince che è possibile bere e cucinare acqua con valori superiori a 10 mcg/litro.

L’ordinanza tuscanese (la potete vedere a questo indirizzo) secondo alcuni cittadini che si sono rivolti alla nostra testata dà un messaggio sbagliato, diverso da quello che invece comunica l’Istituto Superiore di Sanità. E’ vero che il sindaco Natali parla chiaramente di non potabilità dell’acqua, ma dall’ordinanza comunale si comprende tutt’altro.

L’amministrazione rende noto altresì che a breve termine si provvederà all’installazione di fontanelle con acqua potabile e che entro i prossimi mesi verranno avviati i lavori per gli impianti di dearsenificazione grazie ai finanziamenti arrivati dalla Regione Lazio. Si partirà inizialmente con la località Bottacce e successivamente con località Guadigliolo.

Fatto sta che ad oggi, la popolazione si ritrova a usufruire di un’acqua non potabile, che continua a pagare come se lo fosse. Sarebbe interessante conoscere il motivo di questo eccesso di informazione che ha portato non poca confusione ad una questione già complessa. Lo stesso Movimento Tuscania 5 Stelle ha sollevato la questione ponendo numerose domande al comune sui tempi e modi nei quali verrà risolto una volta per tutte il problema.

Secondo la nota informativa pubblicata sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità in data 31 dicembre 2012: le acque destinate al consumo umano contenenti concentrazioni di arsenico superiori ai 10 microgrammi/litro e uguali o inferiori ai 20 microgrammi/litro, per un periodo di tempo il più possibile limitato, comunque non oltre il dicembre 2014, e acque contenenti concentrazioni di arsenico superiori ai 20 microgrammi/litro e uguali o inferiori ai 50 microgrammi/litro per un periodo di tempo il più possibile limitato, comunque non oltre giugno 2013: divieto di ogni uso potabile delle acque; divieto d’uso dell’acqua per la reidratazione e ricostituzione di alimenti e divieto di utilizzo per la preparazione di alimenti e bevande in cui l’acqua costituisca ingrediente, o entri in contatto con l’alimento per tempi prolungati, o sia impiegata per la cottura; possono d’altra parte essere consentiti gli impieghi in cui l’acqua entri in contatto con l’alimento per tempi ridotti e venga rimossa dalla superficie degli alimenti (ad esempio lavaggio di frutta e verdura, sotto flusso d’acqua, consigliando l’uso di acque potabili per l’ultimo risciacquo); divieto d’impiego da parte delle imprese alimentari; divieto di utilizzo per pratiche di igiene personale che comportino ingestione anche se limitata di acqua, come ad esempio il lavaggio denti e del cavo orale; può d’altra parte essere consentito l’utilizzo dell’acqua per l’igiene personale (ad esempio doccia) fatte salve prescrizioni diverse per individui affetti da specifiche patologie cutanee, per il lavaggio degli indumenti, stoviglie e ambienti, per l’alimentazione di impianti di riscaldamento e di impianti di scarico per l’allontanamento delle acque nere.

Le acque destinate al consumo umano contenenti concentrazioni di fluoro superiori ai 1,5 milligrammi/litro ed uguali od inferiori ai 2,5 milligrammi/litro, per un periodo di tempo il più possibile limitato, comunque non oltre dicembre 2014: divieto di ogni uso potabile delle acque; divieto d’uso dell’acqua per la reidratazione e ricostituzione di alimenti e divieto di utilizzo per la preparazione di alimenti e bevande in cui l’acqua costituisca ingrediente, o entri in contatto con l’alimento per tempi prolungati, o sia impiegata per la cottura; possono d’altra parte essere consentiti gli impieghi in cui l’acqua entri in contatto con l’alimento per tempi ridotti e venga rimossa dalla superficie degli alimenti (ad esempio lavaggio di frutta e verdura, sotto flusso d’acqua, consigliando l’uso di acque potabili per l’ultimo risciacquo); divieto d’impiego da parte delle imprese alimentari; divieto di utilizzo per pratiche di igiene personale che comportino ingestione anche se limitata di acqua, come ad esempio il lavaggio denti e del cavo orale; può d’altra parte essere consentito l’utilizzo dell’acqua per l’igiene personale (ad esempio doccia) fatte salve prescrizioni diverse per individui affetti da specifiche patologie cutanee, per il lavaggio degli indumenti, stoviglie e ambienti, per l’alimentazione di impianti di riscaldamento e di impianti di scarico per l’allontanamento delle acque nere.



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