* BEBÈBANGBANG: L’ARTE DI ROBERTA MORZETTI IN MOSTRA AL RIVELLINO - Succede a Tuscania 2013 - Toscanella - Il blog dei tuscanesi

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* BEBÈBANGBANG: L’ARTE DI ROBERTA MORZETTI IN MOSTRA AL RIVELLINO

Pubblicato da in Articoli Toscanella · 2/1/2013 10:29:21

BebèBangBang nasce da una reinterpretazione del Muralismo messicano.

Orozco, Rivera, Siqueiros credevano in un'arte monumentale che potesse esser goduta grauitamente da larghi strati della società.

Quest'arte doveva essere fruibile in luoghi pubblici di larga partecipazione, non chiusa in musei o in collezioni private, al fine di trasformarsi in uno strumento di crescita culturale per un popolo sconvolto da diverse guerre civili.

Possiamo affermare che il Muralismo è figlio della rivoluzione. Alcuni artisti hanno combattuto direttamente, come Siqueiros, altri hanno illustrato periodici rivoluzionari, come Orozco.

Partendo da questa corrente artistica rivoluzionaria, vorrei, con BebèBangBang, comunicare l'esigenza di una rivoluzione culturale, che parta dal popolo e che porti il popolo ad assumere un ruolo consapevole, attivo e determinante nella società e nella storia.

Descrizione dell'opera.
Partendo dal basso, troviamo l'elemento più positivo dell'intera composizione: è un busto di donna, un personaggio che rimanda sia ad una madonna laica, sia alla dea Flora, figura mitologica del mondo romano, che presiede alla fioritura e alla vita di tutta la vegetazione, chiamata affettivamente Flora Mater.

Una madonna laica il cui pensiero di rinascita si materializza simbolicamente in sei piccoli feti, che la sovrastano. Ricordiamo che anche Frida Kahlo, in alcuni dei suoi quadri, ha raffigurato dei feti, ma, nella sua poetica, come racconto di vita propria, esternazione di dolore.

La nostra Flora, così come la dea romana, sembra avere una corona di fiori ad ornamento del capo, sembra risvegliarsi da un mondo di rose, gigli, tralci d'edera, ed offrircelo.

Come la dea romana, la nostra presiede al risveglio primaverile e, in senso più esteso, a tutto ciò che deve sbocciare, che è in fiore: la gioventù, la speranza, la coscienza, la consapevolezza, le belle idee.

La nuova Flora ci invita inoltre a vivere in stretta armonia con la natura, come accadeva per l'uomo dipinto da Rivera, a proteggerla dai rischi di danni irreversibili. Ci invita ancora a creare rapporti umani più semplici, diretti, che tendano alla vera Felicità, quella condivisa, costruita insieme.

Nell'opera stessa, come diretto effetto di Flora, appare il volto umano al centro, che sembra risvegliarsi dal pesante torpore degli ultimi anni per tornare alla vita vera, aprirsi ad un futuro di speranza. Tale futuro si realizzerà quando l'uomo ritroverà il suo spirito critico rispetto alla realtà e con tale consapevolezza assumerà un ruolo attivo nella società, "reagendo alle ingiustizie di una minoranza dittatoriale e schiavista", citando Siqueiros.

I nostri soldati cercano di liberarsi da un groviglio di reti infinito, simbolo dei problemi derivanti dalle ingiustizie sociali che si ripetono quotidianamente. Del resto l'uomo dà senso alla propria esistenza solo se lotta coraggiosamente contro quelle che gli sembrano essere schiaccianti ineguaglianze.

In alto, troviamo le figure dei martiri contemporanei: i disoccupati, i precari, i disperati che nell'ultimo periodo abbiamo visto togliersi la vita dandosi fuoco. Così come nella vita furono schiacciati da ingiustizie sociali, ora ci appaiono bruciati e soffocati da materiale plastico.

La scelta del bianco come colore dominante è operata in quanto esso è simbolo universale di innocenza, innocenza propria di chi lotta per la giustizia sociale, la libertà, la dignità.



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