- PIETRO MOSCHINI E BONARIA MANCA, DUE ARTISTI IRREGOLARI di Fabiola Caldarella. - Succede a Tuscania 2013 - Toscanella - Il blog dei tuscanesi

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- PIETRO MOSCHINI E BONARIA MANCA, DUE ARTISTI IRREGOLARI di Fabiola Caldarella.

Pubblicato da in Dal Web · 25/5/2013 20:56:51

Fonte: TusciaMedia.com
Attraversamento di Tuscania alla scoperta dell’arte spontanea e di un più ampio progetto artistico-territoriale molto ambizioso.

"Arte Irregolare nella Tuscia", questo il nome del progetto che ha fatto di Tuscania la protagonista di un itinerario di due giorni, sabato 11 e domenica 12 maggio. Due le principali iniziative proposte: l’inaugurazione della casa-museo Pietro Moschini, contadino e scultore, e la visita alla casa di Bonaria Manca, pastora e pittrice. Filo conduttore dell’iniziativa l’Art Brut o meglio arte spontanea, improvvisata. Relegata sempre allo scalino più basso delle forme d’arte riconosciute, essa è riuscita ad emergere solo nella seconda metà del XX secolo. Sicuramente non è l’arte che molti potrebbero aspettarsi, quella che segue i canoni estetici convenzionali e tradizionali. L’artista brut non possiede infatti nessuna cultura artistica, ma crea opere indubbiamente originali, immagina qualcosa che poi realizza utilizzando ciò che ha a disposizione in quel momento.

Pietro Moschini e Bonaria Manca hanno fatto della loro vita un’opera d’arte. Lui, da tutti conosciuto come il "Moschino", ha saputo scolpire il legno e la pietra come pochi. Vissuto fra il 1923 e il 2011, la sua storia è strettamente legata a Tuscania, paese natio. Dopo la prima elementare fa il buttero e poi il contadino. Al 1952 risale la sua prima creazione, alla quale seguiranno moltissime sculture: altorilievi di animali, maschere, teste sovrapposte e bastoni decorati. A due anni dalla scomparsa, grazie alla nipote Rosaria Moschini, la sua infinita produzione scultorea rivive oggi nella casa-museo a lui dedicata. Chi ha potuto visitarla sarà sicuramente rimasto meravigliato e affascinato dalle sue opere, alcune molto stravaganti, altre capaci di trasmettere un che di arcaico oltre ad una sensazione d’immensità mista a stupore.

Lei, Bonaria, originaria della Sardegna, dove è nata nel 1925, si è trasferita a Tuscania negli anni cinquanta insieme alla famiglia. Nella vita ha fatto "la pastora" di pecore e ne è giustamente orgogliosa: a chi va a farle visita ripete sempre "non me ne vergogno". Nel corso degli anni ha trasformato la sua casa in un vero e proprio museo vivente, riempiendo le pareti ed i soffitti di dipinti, ma anche di arazzi, tele e mosaici di pietra. Sono le scene familiari, la campagna, la natura con i suoi boschi, fiumi e monti, gli animali al pascolo, le chiese e le rappresentazioni religiose a parlare di lei. Un’esistenza semplice ma ricca, così come racconta o, meglio, canta ai suoi ospiti. All’incontro di domenica mattina si emoziona e ringrazia tutti di essere venuti a salutarla. Se provi a farle i complimenti si infastidisce leggermente, prova questa che la sua arte provenga dal profondo del cuore. In questi anni ha ricevuto molte attenzioni a livello internazionale ed ha esposto le sue opere a Venezia e a Parigi, riuscendo ad ottenere quindi l’attenzione di un pubblico molto vasto. Nel 2004 la regista francese Marie Famulicki si appassiona alla sua storia e decide di realizzare un documentario, dal titolo "La sérénité sans carburant", in cui Bonaria racconta di sé e del suo mondo.

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