Durante il Consiglio comunale del 21 settembre il sindaco si è meravigliato molto del fatto che, nonostante la precedente/attuale maggioranza avesse proposto e approvato (non si sa ancora bene per quale motivo) l’eliminazione dell’art. 11 co.2 del regolamento del Consiglio comunale che prevedeva l’approvazione dei verbali delle sedute precedenti, la minoranza avesse chiesto di approvare tutta una serie di verbali.
Rimase molto sorpreso nonostante gli avessi inviato, il giorno 30 giugno, una pec con la quale lo informavo che, nonostante non fosse più previsto dal nostro regolamento, i consiglieri di opposizione avrebbero comunque fatto valere questo diritto soprattutto a seguito del fatto che la consigliera Pallottini non si era ritenuta soddisfatta della verbalizzazione delle sue dichiarazioni del 24 giugno.
“Non sussistendo un obbligo giuridico di procedere alla lettura ed approvazione dei verbali delle sedute consiliari nulla vieta, ad almeno 1/5 dei Consiglieri , a chiedere di inserire tale adempimento tra quelli da trattare all’ordine del giorno di una seduta successiva, anche alla luce del fatto che la lettura ed approvazione del verbale da parte del collegio deliberante non hanno lo scopo di rinnovare la manifestazione di volontà dell’organo collegiale, a suo tempo validamente espressa, ma solo quello di verificarne e controllarne la rispondenza con la trascrizione e documentazione fatta dal Segretario. La consuetudine secondo la quale, nonostante la abrogata legislazione (art. 300 del T.U. del 1915), i verbali devono essere letti, approvati e sottoscritti, trova applicazione nei confronti di tutti gli organi collegiali (Parere 4 marzo 2004 cat. 06.03 Esecutività del Ministero degli Interni – Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali)”.
Qui non si tratta di una provocazione, come ha avuto modo di dichiarare il sindaco durante la seduta del Consiglio, ma di far valere un diritto negato da parte di chi continuamente sventola la bandiera della trasparenza e della correttezza.
Regino Brachetti