L'artista Antonio Arieti - Toscanella

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L'artista Antonio Arieti

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L’ARTISTA ANTONIO ARIETI E LA SUA FAMIGLIA. di Mauro Loreti

Negli stati delle anime di Toscanella dell’inizio del 1800 i componenti della famiglia Arieti erano campagnoli, fattoretti ed operai. Provenivano da Penna San Giovanni.  Nel 1801 Domenico Antonio trapiantò olivi, piante da frutta e filagne di vigna nella mandra di Camillo Marcelliani nella Tenuta di Pantalla.   Avevano dei terreni lungo la strada delle Carceri.


 
Nel 1815 la famiglia era formata da Margherita   madre di Pietro Antonio servitore, Secondiano   campagnolo, Don Andrea  chierico ecclesiastico e Natale servitore. Angelo in seguito fece parte del consiglio comunale e nel 1822 gli furono chiesti lumi in riferimento alle richieste di liberare dalla servitù di pascolo alcuni terreni a campo Villano, alle Palazzole ed a San Lazzaro.  Nel 1830 Natale viveva con la moglie Chiara da Marta, le figlie Margherita, Agata e Marianna. Nella stessa abitazione abitavano anche i collaboratori Marianna Ambrogi da Visso, Filippo Braccio da Visso e Domenico Capponi da Penna San Giovanni. Nello stesso anno nella via di Sant’Agostino risiedevano Secondiano con la moglie Anna Caterina da Montefiascone, ed i figli Antonio, Angelo, Giuseppe, Maria e Anna.



Nel 1840 il giovane concittadino Antonio Arieti, come altri studenti tuscanesi meritevoli, propose l’istanza al consiglio comunale di Tuscania per un annuo assegno per finire i suoi studi di pittura a Roma. Nel 1841 i consiglieri comunali di Toscanella, valutando il saggio che egli aveva dato di onorevole profitto nella pittura, gli conservarono il generoso sussidio di 72 scudi annuali, corrispondente ad un mensile di 6 scudi, per mantenersi negli studi e nell’arte della pittura a Roma; 13 i voti favorevoli e 5 contrari; non votò ovviamente suo padre Secondiano assessore, essendo uscito dalla sala. I consiglieri considerarono saggiamente l’utile che alla città poteva derivare dall’arte della sua pittura. Anche in seguito egli ottenne dei sussidi e, nel quarto ed ultimo anno di studio e pittura, presentò gli attestati dei suoi progressi ed il terzo saggio in un ritratto ben lavorato del Pontefice Gregorio XVI che fu posto a pubblica vista. Nel 1843 Secondiano era il Pro Gonfaloniere della città di Tuscania.  Nel 1846 Raffaele, Pietro Antonio e Secondiano erano possessori di fondi rustici, Vincenzo, Don Andrea, Pietro Antonio, Secondiano e Natale di fondi urbani.   Nel 1850 Pietro Antonio viveva con la moglie Apollonia di Civitavecchia ed i figli Aloisa, Raffaele, Fabrizio, Marcantonio, Vincenzo, Attilia, ed i collaboratori Giovanni Leoni con la moglie Anna Caterina ed i loro figli Giuseppe e Rosa Maria.  Nel 1853 Pietro Antonio ebbe l’affrancazione dei suoi terreni dalla servitù di pascolo.  



Nel 1858 Angelo fece parte di una commissione, insieme a Federico Pasquali e Vincenzo Marcelliani, come persone esperte per trovare un sistema di vendita delle erbe comunali della tenuta di Pantalla.  Inoltre fece parte di un’altra commissione per redigere il regolamento per il miglioramento ed il riordinamento del pascolo della macchia comunale, lo smacchio e la coltivazione.



Nel 1862 Antonio Arieti donò al comune alcuni suoi disegni e quadri ad olio: l’Adorazione, la Concezione e l’Incoronazione della Vergine, in gratitudine degli scudi che ebbe per mantenersi agli studi in Roma.  Il Comune gli commissionò anche il quadro del re d’Italia Vittorio Emanuele II di Savoia. Egli   dipinse molti quadri a Roma e a Napoli: nel catalogo della galleria Carlo Virgilio in Roma sono presenti due suoi studi per le decorazioni in stile pompeiano, a matita ed acquarello su carta pesante.



Nel libro sulla storia di Toscanella di Secondiano Campanari è stampato il suo disegno del pergamo della basilica di Santa Maria Maggiore di Tuscania.  Intorno al 1862 dipinse ad olio, nella cattedrale di San Giacomo Apostolo Maggiore in Toscanella: San Girolamo con il mantello rosso, il teschio, la croce ed il cappello cardinalizio in terra ed il Crocifisso con la scritta “Gesù Nazzareno re dei Giudei” in ebraico, in greco ed in latino. Nella chiesa di San Marco possiamo ammirare due quadri: la   Madonna delle Grazie con una  veste rossa ed un manto blu, seduta su un nembo  con il bambino Gesù tra le braccia; sullo sfondo vi è un disco dorato circondato da angeli e   San Marco con il leone  ed una tavola in mano in cui si legge: ”Propterea   dico vobis omnia quaecumque orantes petitis, credite quia accipietis” l’importante frase nel vangelo di San Marco che Cristo disse agli Apostoli: :”Perciò  vi dico che tutto ciò che pregando chiederete credete che lo riceverete”.



Nella chiesa di San Giuseppe si ammira la sua Madonna del terremoto che protegge la città con la veste rossa, il manto blu e verde e che tiene il bambino Gesù benedicente in braccio. Egli si ispirò ai modi raffaelleschi secondo un gusto tipico del 1.800. Inoltre dipinse nel 1865 anche lo stendardo processionale della confraternita del Gonfalone, che aveva la sede nella chiesa di Santa Maria della Rosa, con i tre santi martiri: Secondiano con il gonfalone della città, Veriano e Marcelliano con le palme del martirio: i tre sono dipinti in forma statuaria; lo sfondo è di colore azzurro con le montagne e lo stemma del Cardinale Bedini vescovo di Tuscania e Viterbo. Attualmente si trova in un magazzino attiguo alla chiesa di San Marco. A Montefiascone nella chiesa di san Francesco vicino all’ospedale, dipinse la pala d’altare della confraternita dei fabbri e maniscalchi con i loro santi protettori: Rocco, Eligio, Lucia e Pancrazio.



 Nel 1863 Angelo, sposato con Rosanna aveva i figli Maria, Geltrude, Augusta, Secondiano, Alessandro, Giuseope, poi nacquero anche Bonaventura e Teresa.  Nel 1870 Angelo era consigliere comunale ed affrontò il problema delle servitù di transito del bestiame per arrivare ai guadi ed agli abbeveratoi e nel 1871 fece nuovamente parte di una commissione per il regolamento per la conservazione del bosco comunale della Riserva tutelando le giovani piante contro il dente del bestiame. Ottenne un’oncia di acqua potabile a pagamento per la sua abitazione dal consiglio comunale di Toscanella. Nel 1894 anche Secondiano poté riceverla nella sua casa. Tra l’altro essi avevano anche contribuito ai lavori di restauro dell’acquedotto comunale.



Nek 1902 divenne sacerdote Don Leonardo di Secondiano dopo aver studiato teologia alla Pontificia Università Gregoriana insieme ad Eugenio Pacelli, futuro Pio XII. Egli professore alle scuole medie, pittore e guida per molti giovani nel Ricreatorio di San Luigi del Conte Enrico Pocci, dove insegnò anche musica, pittura ed artigianato.
Nel 1917 Angelo di Eusebio morì nelle battaglie della prima guerra mondiale come soldato del 213° Reggimento di fanteria. Nel 1940 Don Leonardo fu l’arciprete di San Giacomo Apostolo Maggiore e faceva parte del Capitolo della Cattedrale.



Nel 1920 morì Secondiano di Angelo valente impiegato comunale per più di quaranta anni e tutti i colleghi gli porsero il saluto commosso, pieno ed affettuoso. Ebbe sempre parenti premurosi: da vecchio la figlia ed il genero lo portarono con loro a Roma vicino alla chiesa di Santa Maria sopra Minerva.  Scrisse Giuseppe Cerasa che Secondiano compì interamente il suo dovere di cittadino, di padre e di funzionario.



Nel secolo scorso Alcide di Eusebio fu funzionario del Comune ed Ufficiale di stato civile.
Italo di Evandro, medico pediatra e studioso delle tradizioni della Tuscia nella storia dell’alimentazione, confluite nell’enciclopedia gastronomica in tre volumi. Fu assessore al comune di Viterbo, presidente dell’Ente Provinciale dei Turismo e dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari.

Angelo di Alcide commercialista, giornalista, primo segretario della Pro Tuscania e della Pro Loco e consigliere comunale.

Alberto Eusebio di Alcide geometra, commercialista, collaboratore dell’Ingegnere Otello Testaguzza nell’opera della ricostruzione di Tuscania dopo il terremoti del 1971, Revisore dei conti della Pro Loco, attuale cultore dell’archivio storico comunale, pubblica articoli sulla storia di Tuscania.
 
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