S.Antonio di Padova. di Mauro Loreti - Toscanella

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S.Antonio di Padova. di Mauro Loreti

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SANT’ANTONIO DI PADOVA DI MAURO LORETI PROTETTORE DI TOSCANELLA
 
Nel 1677 i tuscanesi aggiunsero come protettore della città Sant’Antonio di Padova, il santo francescano dei miracoli ; anche i frati francescani avevano dedicato una cappella al santo nel transetto di destra della chiesa di San Francesco.
Nella stessa chiesa fin dal 1400 nella cappella del Crocifisso dipinta dagli Sparapane, si pregava il santo raffigurato con il saio francescano bruno con in mano il libro, simbolo della sua scienza , della sua dottrina, della sua predicazione e del suo insegnamento sempre ispirato al Libro per eccellenza: la Bibbia.



 
Era aumentata la venerazione ed i conventuali, il giorno 11 luglio 1677, chiesero a nome del popolo agli amministratori comunali di proclamare Sant’Antonio quarto protettore di Toscanella dopo i tre Santi Secondiano, Veriano e Marcelliano.
 
Il gonfaloniere , gli anziani cioè gli assessori ed i consiglieri accolsero favorevolmente  la proposta, visto che il popolo cristiano di Toscanella lo venerava profondamente
 
Da allora ogni 13 giugno per molti anni si fece una grande festa con la processione con una nuova statua del santo.
 
Nel 1782 , in occasione della festa del glorioso taumaturgo , con solenne pompa celebrata nella chiesa dei padri minori conventuali, dai signori Fabrizio Lucchetti e Giovanni Francesco Tosaroni  fu composto un sonetto , dedicato al reverendissimo Capitolo dell’insigne cattedrale di San Giacomo Apostolo Maggiore della città, formato allora dall’arciprete Francesco Antonio Turriozzi, dal primicerio Francesco Dolci, dal canonico teologo Bernardino Turriozzi, dal canonico penitenziere Marcelliano Citurini, dal canonico sacrista Giovanni Battista Salvi e dagli altri canonici Marco Antonio Bennoni, Secondiano Lucchetti, Veriano Briganti, Francesco Cicoli, Isidoro Eusepi e Giovanni Quirino Rusci.


 
Cessi ormai lo stupor, la meraviglia,
 
Quell’eroe nel mirar mento, e forte,
 
Che col suo braccio ogn’ombra rea di morte,
 
E le tartaree frodi ognor scompiglia;
 
Poiché quel DIO, cui verun mai somiglia,
 
Con Esso il conversar par ch’abbia in sorte,
 
Quel DIO , che ha in suo poter l’aspre ritorte
 
Del cieco Averno, il lui piacer si piglia.
 
Dunque perché stupir, se il Mare, e l’onda
 
Pronta ubidire a’ cenni suoi si vede
 
E l’Uom già estinto al suo parlar risponda?
 
Oh Antonio! Oh Antonio! Da quest’Alta sede
 
Ove l’eterno vostro ben si fonda,
 
Porgete aita a chi pietà vi chiede.
 
 
Fu stampato in  Montefiascone, nella stamperia del seminario, con licenza dei superiori.
Nella chiesa di San Paolo, nel monastero , c’è una bella statua lignea del santo con il giglio nella mano destra , simbolo della sua purezza e della sua lotta contro il male , ed il bambino Gesù in braccio nella  sinistra, in ricordo dell’apparizione.
Il santo fu un pacificatore , convertì i peccatori, fece restituire ciò che era stato rapito con l’usura e la violenza, liberò le prostitute dal turpe mercato.4
 
Il culto del santo terminò nella chiesa di San Francesco quando, nel 1798, i francesi obbligarono i frati ad abbandonare il convento di Toscanella, continuò però nelle altre chiese dove era raffigurato: Santa Maria del Riposo, Santa Maria Maggiore, San Silvestro e San Giovanni Battista.
 
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