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Forte terra d’Etruria,
su colli lievi e declinanti
poste le tue torri,
ardite al cielo,
che ricorda il valore
degli antichi popoli
dominatori di Roma,
svettano merlate:
intorno cantano folli
i grilli al solleone.
Terra di olivi e di viti
Dall’odoroso frutto,
nelle tue macchie
e feri grifi dei cinghiali
appaiono improvvisi
e furenti ai cacciatori.
E cantano nei tuoi campi
d’oro i contadini lieti
dal lavoro ritornando
al parco desco.
Nelle romaniche tue chiese
dai rosoni a merletto
piove nel buio la luce
e segna sui rozzi
marmi un arabesco
mentre prega nell’ombra
in pensieroso Santo.
E laggiù
nel tuo verde cimitero
candido di croci,
riposa nell’eterno sonno
l’adorato mio padre
che, incompreso poeta,
cantò le tue bellezze
ed il suo amore.
Roma, 7 novembre 1952.
Marcella Guidasci