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1. LABORIOSA VITA ECONOMICA IN VIA DI SVILUPPO.
Se da un punto di vista politico c’è, ormai, un appiattimento totale, lavita economica tuscanese è in lento ma continuo progresso. L’amministrazione comunale si regge sulla borghesia, formata da un ristretto numero di famiglie: accanto ai Ciglioni ed ai Maccabei, si sono fatti strada, i Malagigi, i Malmoneschi, i Silvani, i Ludovisi, i Gioia, i Farnesani, iPedonelli e pochi altri.
L’agricoltura e l’allevamento producono abbastanza.
Le esigenze delle casse comunali vengono quasi sempre soddisfatte (ma non sempre) dalla rendita delle gabelle: c’è quella Generale, quella sulMacinato, quella sui Pesi e Misure, sui Pascoli e sulle Carni Macellate: piuttosto che affidarle a dipendenti impiegati comunali, come nel XIV secolo, ora si preferisce appaltarle, perché rendono di più.
I cittadini sono censiti nel "libro del Catasto" e vengono divisi in tre categorie (cittadini "de maiori" "de mediocri" e "de minori libra"), a seconda dei redditi di ciascuno.
Si accede ad alcune cariche pubbliche per sorteggio. Ogni due o tre anni gli "Statutari" (12 persone), alla presenza del rettore del Patrimonio, preparano il "bussolo", un recipiente nel quale racchiudono da 12 a 18 "cartucce di pergamena". In ciascuna di queste essi hanno scritto cinque nomi (un gonfaloniere, tre anziani, un camerlengo). Dal bossolo (custodito nella chiesa di S. Francesco), ogni due mesi, verrà estratta una cartuccia: i cinque nominativi ricopriranno, per quel bimestre, le rispettive cariche.
I membri del Consiglio generale (ogni anno) e dello speciale (ogni sei mesi) sono, invece, "scelti" dai magistrati in carica.
Va con sé che i nomi da sorteggiare o da scegliere appartengono tutti alla ristretta cerchia delle famiglie borghesi.
Solo il podestà e il cancelliere sono nominati dal Papa, ogni sei mesi, prorogabili per altri sei. Una eccezione si ebbe nella crisi del 1480, allorquando il Papa concesse ai Tuscanesi di potersi scegliere podestà e cancelliere (a stipendio ridotto) per cinque anni. Al termine ci fu una proroga di l0 anni (fino al 1496); ma spesso, anche in questi anni, troviamo il podestà nominato dal Papa, quando non era a lui gradito quello scelto dai Tuscanesi.
Crisi economiche, di tanto in tanto, si verificavano: erano causate, soprattutto, dalle avversità naturali (l’alluvione del settembre 1467 spazzò via tutti i mulini dei fiumi Marta e Maschiolo) e dalle "pestilenze", che poi erano normali influenze stagionali o malattie infettive, che esplodevano a causa della enorme sporcizia, soprattutto in estate.
I commerci erano in netta ripresa, nella seconda metà del Quattrocento: i "Registri delle entrate e delle uscite" ci offrono il volume esatto delle merci in entrata, in uscita e in transito, con gli importi dei diversi valori e le relative gabelle pagate.
L’attività bancaria della comunità ebraica era buona. Gli Ebrei più in vista erano Aleuccio di Matasia e i suoi figli Melle e Manuele.
Lo "Statuto", che regolamentava i rapporti tra la loro banca e i cittadini, veniva ogni tanto aggiornato, perché non sempre la povera gente era in grado di pagare gli interessi, per la verità, non molto esosi.
Ad un certo punto, però, il Comune, per aiutare le classi più povere, dovette aprire il "Monte di Pietà" (1472): funzionò un centinaio di anni, poi fu sostituito dal "Monte degli Aratri".
Ci dobbiamo limitare, purtroppo, a questo quadro succinto, ma l’Archivio Storico Tuscanese, dalla metà del secolo in poi, diviene, sempre più ricco e più aperto ad una vasta gamma di indagini.