5. Il nuovo secolo. - Toscanella - Storia di Tuscania

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5. Il nuovo secolo.

Il ritorno alla Chiesa

5. IL NUOVO SECOLO.

All’alba del XV secolo, il bilancio della situazione, economica e sociale di Tuscania è veramente preoccupante.

Non è questa una nostra conclusione, dedotta con "il senno del poi": furono proprio i Tuscanesi di quell’epoca ad accorgersi, non tanto delle rovine materiali, fin troppo evidenti, quanto della miseria economica e sociale, in cui versavano. La vita nella Città era grama, perché l’economia ristagnava: talvolta non si reperivano nemmeno i soldi per pagare gli stipendi ordinari al personale del Comune.

Qualunque oggetto, in quel clima di miseria, poteva divenire prezioso: nel suo testamento, una certa donna Paola di Vannuccio di Paltoneria (12 aprile 1406) si preoccupava di lasciare "una tovaglia bucata in molte parti dai topi e un asciugamano". Potremmo citare altri esempi simili a questo.

Che gli abitanti di Tuscania non fossero in aumento, lo abbiamo già detto, ma, nel 1402, l’esodo dovette raggiungere cifre sensibili, dal momento che le autorità sentirono la necessità di convocare (6 agosto 1402) il Consiglio comunale per arginare la falla: "Bisogna trovare - si legge nell’ordine del giorno - una soluzione, affinché i cittadini abbiano un’attrattiva concreta per ritornare ed abitare stabilmente in Tuscania".

La frase sembra stilata da un amministratore contemporaneo, invece la soluzione adottata ci  riporta inesorabilmente alla tipica concezione medioevale: "Si intimi a tutti i cittadini - dice la deliberazione votata -residenti fuori Tuscania di tornare a risiedervi entro e non oltre la prossima Pasqua [15 aprile 1403], sotto la pena della confisca dei beni, mobili ed immobili, a favore del Comune".
Se tale soluzione non risolveva il problema, lascia almeno intravedere che di questo se ne prendeva coscienza e che si temeva lo sfaldamento della comunità locale.

Ci sono altri esempi, comunque, che offrono per certi problemi soluzioni più concrete, diremmo quasi, più moderne: nel Consiglio del 14 maggio 1403, all’ordine del giorno leggiamo: "Le casse comunali sono vuote: che si deve fare?" La soluzione (dura per qualcuno) rivela saggezza e accortezza nell’amministrare: "È ora di farla finita con le esenzioni sui pagamenti delle gabelle [la maggior fonte di reddito per il Comune]; tutti devono pagare la gabella, eccettuati i forestieri che vengono ogni anno per la fiera".

Disposizione saggia, anche nell’ultima parte, perché aumentava l’afflusso in Città delle merci, molte delle quali erano difficili da procurare.

 
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