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LENTA RIPRESA A TUSCANIA.
Terminata la guerra, il podestà di Tuscania del 1266, Ranuccio di Pepone Farnese, intraprese l’opera costruttiva per risollevarsi dalle rovine e dai rovesci militari subiti. Non scompose i Tuscanesi avviliti la nuova ed effimera ondata di ghibellinismo. La sentì invece il solito Pietro di Vico, che cambiò nuovamente bandiera e combatté insieme ai ghibellini di Corradino, a Tagliacozzo. Ferito a morte, Pietro ebbe il tempo di morire guelfo, perdonato dal Papa.
I Tuscanesi, riavutisi un poco, pensarono di riappropriarsi di quelle parti del distretto, che avevano allentato i vincoli con il Comune. Fu subito la volta di Piansano.
I due fratelli "signori di Bisenzo", Giacomo e Tancredi, erano stati condannati a morte per l’assassinio del rettore Guiscardo, ma, dopo un breve periodo trascorso in prigione, erano stati di nuovo lasciati in libertà.
Giacomo poté tornare a vivere tra Bisenzo e Montebello. Il Papa Clemente IV aveva perfino riconsegnato il castello di Piansano alla vedova di Nicola, la nobildonna Fiordiligi, che incominciò subito ad avere noie dai Tuscanesi. Se essi avessero preteso soltanto il giuramento di fedeltà, avrebbero anche avuto ragione, perché Piansano era nel loro distretto. Ma il fatto era che i Tuscanesi cercavano l’occasione per mettere daparte Fiordiligi e governare direttamente il Castello. La nobildonna non poteva certo far affidamento sopra suo figlio Galasso, ancor troppo giovane.
Nella primavera del 1268, Fiordiligi si rivolse al rettore del Patrimonio, Guido del Piglio, per tutelare i suoi interessi e ... forse la sua vita. L’azione del rettore fu molto decisa e i Tuscanesi dovettero starsene quieti: da parte di Fiordiligi ottennero solamente il giuramento di fedeltà, che comprendeva i soliti diritti di pascolo per il bestiame dei Tuscanesi in territorio di Piansano.
Tredici anni dopo, però, il 3 settembre 1281, l’accorta nobildonna pensò bene di ritirarsi a vita privata e di cedere (con compravendita) i suoi diritti al figlio, per evitare altri fastidi da parte di Tuscania.
Da quel momento, Galasso di Nicola da Bisenzo sarà il nuovo signore di Piansano, per almeno un trentennio, con grande disappunto dei Tuscanesi, che in seguito avrebbero sperimentato con che tempra d’uomo avessero a che fare.
A parte l’episodio di Piansano, con gli altri castelli il Comune di Tuscania non solo non ebbe incidenti, ma dai documenti si evince una certa crescita economica, durata almeno fino al 1270.