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Padre Pio e Giorgio Berlutti

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A quaranta anni dalla morte ed anche dopo la sua canonizzazione, la figura di Padre Pio continua a suscitare polemiche, ricerche storiche, spiegazioni più o meno razionali ai suoi miracoli ed esternazioni di carattere antropologico e teologico. Ultimo, in ordine di tempo, ad interessarsi del “caso” è stato Sergio Luzzatto, docente di Storia moderna all’Università di Torino, che recentemente ha pubblicato un corposo volume in cui ripercorre l’intera vita del frate di S. Giovanni Rotondo. Il libro, intitolato Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento (Giulio Einaudi Editore, Torino 2007), ha suscitato dibattiti sui giornali e in televisione per la posizione polemica assunta dall’autore. Luzzatto ha cercato di ricostruire  la vita e i miracoli del Santo di Pietrelcina dal punto di vista laico-razionalistico, facendo emergere un quadro fitto di interessi politici e religiosi, tutt’altro che edificanti. Ne esce fuori una situazione desolante, fatta di italiani creduloni e superstiziosi, di faccendieri e truffatori che speculano su miracoli veri o presunti, su guarigioni discutibili, su un Padre Pio tra la santità e l’impostura. Ma l’autore sente il dovere di avvertire: “Diciamolo sin dall’inizio, forte e chiaro: qui, non si tratta di stabilire una volta per tutte se le piaghe sul corpo di Padre Pio siano state vere stigmate, né se le opere da lui compiute siano stati veri miracoli. Chi cercasse in questo libro la risposta -affermativa o negativa- a domande di tal genere, farà bene a chiuderlo subito”. Ricostruire la storia di Padre Pio, precisa Luzzatto, equivale a studiare “un po’ tutta la storia della nostra vita religiosa nel mezzo secolo che separa la Grande Guerra dal Concilio Vaticano II”, ed insiste in una cultura “clerico-fascista” intorno ai fraticelli di S. Giovanni Rotondo. Ed è proprio nel teatrino “clerico-fascista” che Luzzatto fa entrare in scena Giorgio Berlutti in quanto le prime due biografie italiane su padre Pio (entrambe illustrate con fotografie) sono state pubblicate dal medesimo editore: “Uscirono infatti, a Roma, per i tipi di Giorgio Berlutti”. I libri in questione erano stati pubblicati nel 1924 e nel 1926: rispettivamente quello di Cavaciocchi e quello di Brunatto, “che le autorità ecclesiastiche si erano sforzate di censurare anche dando la caccia alle copie circolanti sul mercato”. Infatti, è noto che fino a Pio XII l’esplosione della religiosità popolare era considerata dal Vaticano una forma di superstizione da deplorare. Luzzatto dedica alcune pagine a Giorgio Berlutti, non solo perché fu il primo a pubblicare le  biografie di Padre Pio inserendosi in quel rapporto tra il “trono e l’altare” che il docente torinese chiama complotto “clerico-fascista”, ma anche perché, nonostante i finanziamenti del Partito fascista, “la sua Libreria del Littorio” finì nella bancarotta. Inoltre, “Le sfortune di Giorgio Berlutti - colui che per primo e per due volte aveva editorialmente scommesso sulla santità di Padre Pio - valgono la metafora delle difficoltà in cui la devozione per il cappuccino versava all’inizio degli anni Trenta”. Per Berlutti l’insegnante torinese mostra una particolare acredine, definendolo “un editore fallito” ed “ex cartolaio di Tuscania”. In realtà, il Berlutti era un cattolico praticante per vocazione e per educazione famigliare, come il sottoscritto ha ben evidenziato nel volumetto pubblicato nel 2003 col titolo Giorgio Berlutti. Cuore d’Italia e di Maremma, che il Luzzatto ha letto e considerato “l’unica monografia che lo riguardi”, ma giudicandolo poi un “medaglione agiografico”. Ad onor del vero il sottoscritto, nel rievocare la vita e le opere di Giorgio Berlutti, oltre alla conoscenza diretta del personaggio, si è basato scrupolosamente sulle valutazioni espresse, ripetutamente, dalla gerarchia vaticana, che lo ha sempre considerato un apprezzabile scrittore cattolico, un sincero credente animato da un grande fervore francescano. E’ pur vero che nella parentesi fascista Berlutti si è trovato coinvolto, in buona fede, in quella enorme illusione ideologica avente per tema la “rigenerazione morale civile dell’Italia”, come fermamente credeva la maggior parte degli italiani. Poi venne la grande delusione e lo scrittore tuscanese si rifugiò totalmente nelle fede religiosa, come hanno attestato Cardinali della levatura di Agostino Bea e di Carlo Salotti, oltre a vari uomini di cultura che non erano certo scrittori “dilettanti”. In conclusione, il libro del Luzzatto, anche se è apprezzabile per l’ampiezza e la profondità della ricerca storico-archivistica, più che chiarire e precisare, lascia un amaro in bocca per il pessimismo nelle cose, negli avvenimenti e negli uomini, in un mondo pieno di imbroglioni, di menzogne e di incomprensioni. Alla fine solamente la mano provvidenziale di Giovanni Paolo II è riuscita a dissipare tanto buio e tanta cattiveria umana: nella primavera del 1999, alla presenza di una oceanica folla di credenti che inneggiava alla “santità” di Padre Pio, santità solennemente proclamata il 16 giugno 2002. In occasione della esposizione del corpo del Santo il settimanale Famiglia Cristiana del 27 aprile 2008 ha pubblicato su Padre Pio un inserto dalla cui lettura tutte le critiche sul Santo svaniscono come nebbia al sole.  Tratto da Miscellanea di Storia Tuscanese, a cura di G.B. Sposetti Corteselli

 
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