Perin del Vaga a Toscanella - Toscanella - Omni@tuscania

Vai ai contenuti

Menu principale:

Perin del Vaga a Toscanella

Anni precedenti > 2008 > Mag-Giu 2008

Giorgio Vasari, nella sua celebre opera Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, dedica molte pagine al pittore Pietro Bonaccorsi detto Perin del Vaga (Firenze 1501 - Roma 1547) che da umile apprendista di bottega divenne un caposcuola. Ancora ragazzino, dal padre Giovanni Bonaccorsi, fu affidato al pittore fiorentino Andrea de’ Ceri, così chiamato perché ogni anno era solito dipingere ceri da offrire in occasione della festa di San Giovanni. Questi però era “non molto buon pittore, anzi ordinario”. Ed anche se Andrea era pittore di poca fama, nella sua bottega Perino si distinse subito “con sommo studio” nell’arte pittorica, lavorando “al cartone” di Michelangelo Buonarroti (Cartone della Battaglia di Cascina).In quel tempo venne a Firenze il pittore fiorentino Il Vaga il quale lavorava “cose grosse” a Toscanella, nei pressi di Roma, come attesta il Vasari.Probabilmente Il Vaga aveva ricevuto l’incarico di affrescare la Chiesa di Santa Maria del Riposo. Ma poiché non era considerato un “maestro eccellente” ed essendo oberato di lavoro, aveva necessità di collaboratori, esperti soprattutto nell’arte del disegno. Per cui, vedendo Perino disegnare nella bottega di Ridolfo (1483-1561, figlio di Domenico Ghirlandaio, ritenuto pittore “molto pratico e valente”) insieme ad altri giovani, si accorse subito che era molto più dotato degli altri; ma si stupì soprattutto per l’aspetto e i modi gentili del ragazzo.Lo stesso Vasari dice che Perino era “un bellissimo giovanetto, cortese, modesto e gentile” e Vaga lo invitò ad andare a Roma con lui dove l’avrebbe anche aiutato negli studi.Tanta era la voglia di Perino di eccellere nella professione che, quando sentì nominare Roma, si entusiasmò e disse al Vaga di parlare con Andrea de’ Ceri e Ridolfo, i quali, consapevoli del talento del giovane, non volevano cederlo.Vaga riuscì a convincerli e li condusse con Perino a Toscanella, dove cominciarono a lavorare e a terminare l’opera che lo stesso aveva già intrapreso insieme ad altri lavori.Ma Perino si lamentava perché era impaziente di andare a Roma, mentre il Vaga era poco propenso perché traeva molto profitto dai lavori che stava facendo.Il Vasari non ci dice che lavori faceva e dove, ma da quello che afferma dopo doveva trattarsi di incarichi ricevuti proprio a Toscanella. Finalmente si decise, lasciò tutti gli impegni e condusse Perino a Roma.Quivi il giovane, amante come era dell’arte, riprese a disegnare e poiché il Vaga voleva ritornare a Toscanella, dove probabilmente aveva ancora degli impegni, presentò il giovane a molti pittori e a tutti i suoi amici affinché lo aiutassero in sua assenza: proprio da questa circostanza il giovane “si chiamò sempre Perin del Vaga”.A Roma il ragazzo rimase affascinato di fronte alle antiche sculture e alla bellezza dei vetusti palazzi, anche se in gran parte fatiscenti, e ammirava soprattutto quegli illustri personaggi che avevano concepito quelle opere meravigliose. E così cominciò a disegnare nella Cappella di papa Giulio (Cappella Sistina in Vaticano) e nella volta di Michelangelo “alla maniera di Raffaello da Urbino”.Conobbe i più grandi artisti dell’epoca e divenne un pittore noto tra i protagonisti del manierismo. Fu allievo di Raffaello e mediò il classicismo del maestro con l’espressionismo michelangiolesco (affreschi nel Palazzo Doria a Genova e in Castel Sant’Angelo a Roma).Ma che cosa fece veramente a Tuscania Perin del Vaga?Leggendo attentamente quanto riferisce Vasari, risulta che: “cominciando a lavorare, et aiutando loro Perino, non finirono solamente quell’opera che il Vaga aveva presa, ma molte ancora che pigliarono di poi”.Quindi a Tuscania Andrea de’ Ceri, Ridolfo e Perino non solo finirono l’opera che Vaga aveva cominciato, ma anche altri lavori: in conclusione a Tuscania Perin del Vaga avrebbe solamente collaborato a concludere il ciclo pittorico nella Chiesa di Santa Maria del Riposo. Ma la tradizione gli attribuisce la paternità di parte della grande ancona e la Guida del TCI (2005), solitamente ben informata, gli attribuisce i seguenti registri: Padre Eterno, Annunciazione, Assunta e Santi e, nella predella, Storia della Vergine e di Gesù, incorporante al centro una tavoletta (Madonna col Bambino e angeli) del Pastura, mentre la Presentazione di Maria al Tempio sarebbe di Girolamo Siciolante da Sermoneta (1521-1580).Giuseppe Cerasa (Tuscania, Storia ed Arte, 1993), attenendosi al Vasari, attesta la presenza a Tuscania di Ridolfo, Andrea de’ Ceri e Perino, che finirono l’opera iniziata dal Vaga e fecero altri lavori. Poi Cerasa riporta alcuni particolari non condivisi dalla cronaca, quando dice che Perino eseguì la Presentazione al Tempio, sostenendo che tale opera fu da lui solo iniziata. Ma tale opera, secondo la Guida TCI ed altri autori, sarebbe di Girolamo Siciolante.Il fatto che la tradizione attribuisca il ciclo pittorico di S. Maria del Riposo a Pierin del Vaga potrebbe trovare giustificazione nella circostanza che questo artista, chiamato ad operare a Roma presso la Corte Papale, raggiunse una notorietà talmente elevata, da offuscare completamente il nome dei suoi collaboratori nei lavori effettuati a Toscanella. Inoltre, alcuni scrittori distratti avrebbero confuso il Vaga con Perin del Vaga.Il prof. Italo Faldi dedicò (1982) alcune pagine al ciclo pittorico nelle chiese di Tuscania, ma non fa alcun cenno al problema sopra affrontato, per cui sarebbe auspicabile che gli storici dell’arte tornassero su questi argomenti con una documentazione più confacente.Tratto da Miscellanea di Storia Tuscanese,a cura di GB Sposetti Corteselli


 
 
 
 
 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu