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ANDREA CENCI
Podestà di Tuscania nel 1230. Era un tecnico del mestiere, perché aveva esercitato la carica di podestà a Todi, nel 1226 e suo padre, Roffredo, nel 1188 era un influente personaggio nell’attività giudiziaria del Campidoglio.
Appoggiandosi ai nobili locali, Andreotto di Griffulo, Bonfiglio del Lavoratore e il giudice Lituardo, cercò di fare uscire i Tuscanesi dal loro isolamento interessandosi ai commerci ed orientandoli verso il mare. Fin dalla antichità i Tuscanesi avevano uno sbocco sul mare nel porto delle Murelle, presso il Castello di Montalto, ma negli ultimi tempi, dediti più all’agricoltura che ai commerci, avevano trascurato l’uso del porto. Andrea Cenci, comprendendo l’importanza di tale diritto, si adoperò a rispolverarlo stipulando un trattato con i Montaltesi.
L’atto, sancito il 29 luglio 1230, rappresenta l’ultima fase di intense trattative per la regolamentazione minuziosa sulle operazioni di sbarco ed imbarco delle merci dei Tuscanesi, Ma si trattò anche di un buon colpo per il prestigio della città, perché i Montaltesi dovettero giurare di fornire aiuto militare a Tuscania contro eventuali attacchi nemici.
Non meno risoluto egli si rivelò nello svolgere la sua funzione di giudice: abbiamo un atto giudiziario (2 agosto 1230) rivolto contro l’abate di San Salvatore del Monte Amiata, che aveva arrecato dei danni nelle terre di Paolo Romei, un nobile tuscanese. Dal tono dell’ordine rivolto all’abate, per effettuare subito il risarcimento, si comprende il carattere e la decisione nell’espletamento dei doveri inerenti il suo ufficio di podestà.
La politica di Andrea Cenci approdò certamente a risultati positivi, perché negli anni seguenti non si riscontra l’eco di guerricciole che abbiano in qualche modo coinvolto Tuscania. Anzi i nobili locali intesero continuare su tale politica e cercarono alleanze anche nell’entroterra.