La fienatura - Toscanella - Il blog dei tuscanesi

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La fienatura

Modi di vivere, tradizioni

LA FIENATURA

Il prato non si seminava come si fa oggi, perché veniva da sé, naturalmente: se pioveva, tutto andava bene, perché l’erba cresceva rigogliosa; se invece non pioveva il prato veniva lasciato a pascolo. In primavera, quando le giornate erano buone, il fieno ormai alto, si falciava a mano, con la falce fienara, si lasciava così nel campo, raccolto in londoni, per alcuni giorni, perché si seccasse e poi veniva raccolto in tanti mucchi. Quindi si costruiva il fienile.

Si prendeva un palo – lo stollo – in genere di castagno, perché più resistente, si bruciava nella parte che doveva essere conficcato nel terreno e si piantava in terra in genere vicino alle stalle. Addosso allo stollo veniva ammonticchiato e pigiato il fieno. Quando il fienile aveva raggiunto una certa altezza e non si riusciva a gettare il fieno con il forcone, allora si usava la bilancia. Questa era formata da due bastoni: uno conficcato in terra e l’altro messo orizzontalmente a tre quarti del primo.

Quest’ultimo da una parte aveva una corda dall’altra un gancio nel quale si attaccava il mannello del fieno. In questo modo si poteva raggiungere la parte alta del fienile sul quale un contadino sistemava il mannello. Il fienile in seguito veniva tagliato a fette come una mela con la tagliafieno; il fieno che rimaneva alla fine attorno allo stollo si scioglieva con il forcone.

 
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