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S. GIUSTO
Questa abbazia sorge presso il fiume Marta, a circa sei chilometri sull’antica strada che conduceva a Corneto (oggi Tarquinia). La posizione doveva essere strategica, nell’umida conca percorsa dal fiume per sorevgliare le vie di accesso dal mare all’Alto Lazio. V enne identificata dal Janauschek in abse alle notizie fornite dal Turriozzi. La sua origine benedettina si desume da un documento del 962. In questo anno l’abate di Farfa acquistò una prepositura ab abate monasterii sancti iusti de Tuscana e la istituì nella cella di santa maria del Minione.
Nel 1255 da una lettera di Alessandro IV sappiamo che i monaci non erano più benedettini, ma cistercensi. Ma senza dubbio molto tempo rpima l’abbazia passò ai cistercensi; infatti da un documento esistente a Cluny il Convento di San Savino (vedi) passò al nuovo ordine dei Cistercensi nel 969 e questa data potrebbe avere anche per san Giusto. Nel 1146 si ha notizia dell’adozione da parte dellìabbazia di Fontevivo della abbazia di san Giusto rimasta abbandonata per le calamità della guyerra. Ad essa venne inviato, il 26 luglio del 1146, un gruppo di monaci. Nel 1226 vernne edificata la nuova chiesa sopra all’antica. Anche oggi si possono scorgere alcune pitture deteriorate dal tempo di quel secolo. In questo anno fu costruita la torre quadrata, campanaria e venne ampliato il monastero.
Una lapide in marmo ricorda:
RAINERIUS LEVITA ET MONACHUS
HOC OPUS FIERI IUSSIT TEMPORIBUS
R.P.D. ALBERICI HUMILIS ABBATIS
I Monaci in seguito ottenevano con un adecretale di Onoriuo III che fossero trascritti da pubblici notai i documenti delle donazioni, dei possedimenti ecc. "ne depereant nimia vetustate consumpta"
Le copie furono consegnate al Priore di santa maria e al Prete severiono, canonico di San Pietro "Priori S.Mariae et Presbytero Severino canonico S. Petri Tuscan." Dopo l’ampliamento la vita del monastero non fu molto flortida se 29 anni dopo , nel 1255 era "ita graviter in spiritualibus et tgemporalibus deformatum, ac in bonis adeo deminutum et ibidem nonnisi V vel VI monachi residerent".
Il Pontefice ordinò allora che l’abate di S. Anastasio di Roma dopo aver pagato una pensione annua al vescovo di Tuscania prendesse lui la direzione del monastero. La risoluzione del papa ad ogni modo non diede buoni frutti e solo quattro anni dopo, nel 1259 Alessandro IV lo donava alle monache del Convento di Cavaglione "cum omnibus ecclesiis iuribus et pertinentiis suis" rimanendo sempre economo l’Abate di S, Anastasio. La causa della decadenza spirituale e materiale di questo monastero ci sfugge. Alessandro IV ci parla di "malitia personarum in eo degentium" certo è che anche dopo la donazione alle Monache le cose andarono ancora peggio se nel 1314 l’abbate di s. Anastasio "ut procurator et economus monasterii S.Iusti…causa satisfaciendi honera et debita ad quae erat obbligatum et obnnoxium monasterium S.Iusti" doveva vendere due case a ser caio site "in civitate Tuscana: una quarum posita est in contrata montis (il Rivellino) altera in contrata S.Andraee, iuxta domum ecclesiae S. Petri" Nerl 1460 dopo due secoli di vita stentata venne soppresso.