Menu principale:
Il Mago Ranieri Bustelli
Nato a Tuscania il 12 febbraio 1898, morto a Firenze il 30 aprile 1974 è stato uno dei grandi maghi e prestigiatori del XX secolo. È considerato un maestro ed un precursore da diversi prestigiatori moderni, tra i quali Silvan.
È l'ultimo di quattro figli che Alberto e Benilde Lucchetti hanno avuto dopo Giuseppe, Amelia e Ines.
La famiglia Bustelli non ha radici a Tuscania, proviene dalla vicina Tarquinia, e vi rimane per pochi anni dopodiché si trasferisce a Roma. Qui, Ranieri inizia quell'avventura che lo porterà in tournée per mezzo mondo e ne farà un maestro e modello per maghi e prestigiatori.
Il giovane Ranieri non è molto brillante a scuola, tuttavia compie gli studi primari e parte di quelli secondari; cosa non da poco per quei tempi.
A Roma entra in contatto con alcuni personaggi dello spettacolo, come il giocoliere e saltimbanco Amedeo Bernardini, che probabilmente gli suscita la passione per il gioco di prestigio. Successivamente è allievo anche di Luigi Piovano e Luigi Giovenzana.
A 18 anni debutta in uno spettacolo di varietà e poco dopo crea una sua compagnia con la quale gira l'Italia presentando spettacoli di illusionismo e giochi di prestigio. In seguito, nel periodo che abbraccia gli anni '20 e '30, il suo successo si consolida grazie alle sue innate doti di prestigiatore ma anche di uomo di spettacolo a tutto tondo: è fra i primi in Italia a concepire e proporre l'illusionismo e la magia in modo completo e moderno, con intermezzi comici e artistici di vario tipo. Fra il 1948 e il 1949 si esibisce per 4 mesi al teatro Adriano di Roma, sempre con un successo strepitoso di pubblico e con incassi record. Nei primi Anni 1950 anni '50 esegue tournée in vari stati europei ed anche in Canada.
Dotato di elegante presenza, di fine umorismo e di un notevole senso commerciale, Bustelli superò rapidamente la fase dell'apprendistato e si lanciò ben presto nell'attività teatrale come professionista. Allestì una grande rivista magica e portò il suo spettacolo sulle più rinomate ribalte d'Italia e d'Europa, ottenendo ovunque strepitosi successi. Il suo spettacolo era ricchissimo ed oltremodo vario; in esso si alternavano grandi illusioni e manipolazioni, sketch comici ed effetti di magia generale del repertorio classico.
Da vero uomo di teatro Bustelli aveva capito che il solo modo di fare accettare la magia per un'intera serata era quello di porgerla al pubblico in forma tale da renderla concorrenziale con le grandi rivisteche allora furoreggiavano (macario, Dapporto, Osiris). Aveva capito cosa divertiva il pubblico e sapeva come porgere al pubblico certi giochi, anche i più banali. Il suo repertorio era scelto col criterio di divertire oltre che di stupire.
Gli scenari da lui utilizzati erano ricchi ed originali: ad esempio per il gioco della Battisfera usava un siparietto semitrasparente rappresentante un fondale marino con tanto di pesci, madrepore e sirene. Il complesso di doti artistiche unite ad un ottimo senso commerciale lo portò ad ottenere successi di critica e pubblico strepitosi. Tanto per avere un'idea del richiamo che Bustelli esercitava sulle folle, basti pensare che egli restò per oltre quattro mesi consecutivi al Teatro Adriano di Roma, realizzando un incasso netto per sé e per la sua compagnia di oltre mezzo milione per serata
Si ritira dalle scene nel 1955, contribuendo comunque alla fondazione del Club Magico Italiano, di cui fu anche presidente. Il suo modo raffinato di presentarsi al pubblico e la sua innata classe contribuirono a creare lo stereotipo del mago in frac, cilindro e mantello che poi si affermò. È stato uno dei pionieri in Italia dell'illusionismo inteso come spettacolo completo e moderno di rivista e varietà.
Nel 1956 Bustelli propose ad un giovane ventenne veneziano, Aldo Savoldello, nel quale vedeva un grande talento d'artista, di prendere il suo posto ed era pronto ad affidargli l'intero suo spettacolo. Il ragazzo, forse timoroso per la grande responsabilità, forse perché, come lui stesso avrebbe ammesso anni dopo, non se la sentiva ancora di lavorare con delle 'grandi illusioni', non accettò e declinò un'offerta che avrebbe potuto essere la sua grande occasione, anche per il grande rispetto che nutriva verso quello che considerava il suo maestro artistico. Ma questo giovane di talento non avrebbe declinato le occasioni che si sarebbero presentate di lì a pochi anni e, nel corso del tempo, si sarebbe imposto come il più importante prestigiatore italiano del secolo con il nome d'arte di Silvan.
Muore a Firenze il 30 aprile 1974