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LA FONTANA O LAVATOIO
Uno dei luoghi più importanti del paese era la fontana o lavatoio. Di solito il lavatoio era situato fuori del paese, però ce n’era qualcuno dentro i grandi portoni dei palazzi dove abitavano cinque o sei famiglie. I lavatoi più importanti erano quelli della Piazzetta della Madonna della Neve, di proprietà di Tuccini; quello di Fontana Nova e il lavatoio delle Sette Cannelle. Le fontane avevano la cannella con l’acqua sempre corrente ed erano provviste di due vasche: in una si lavavano i panni e nell’altra si risciacquavano.
Di solito i panni in una famiglia venivano lavati dalla madre e dalle figlie, però c’erano delle lavandaie di professione, povere persone che giravano per le case delle persone benestanti e dopo aver lavato i panni venivano pagati con un po’ di formaggio, pane, olio e pochi soldi. I panni, dopo essere stati lavati e portati a casa, venivano imbiancati con la cenere; naturalmente solo i panni bianchi subivano questo trattamento.
Le lenzuola e i capi di vestiario bianchi venivano messi in un tino di legno con un buco nel fondo; poi erano ricoperti con un telo che serviva a non far passare la cenere che veniva posta sopra. Sulla cenere veniva poi versata l’acqua bollente e il bucato era lasciato così per circa tre ore.
Le case patrizie avevano il bucataro, cioè un apposito locale con una fontana adibita esclusivamente a questo scopo. Finito il tempo dell’imbiancatura il tino veniva stappato, si levava quindi il telo con la cenere e i panni erano risciacquati e in fine messi ad asciugare. Il lavatoio era un luogo caratteristico del paese, perché era qui che si raccontavano i fatti e i misfatti del giorno e si orchestravano i più piccanti pettegolezzi sulle persone più in vista del paese.
Il tribunale di "fontana nova"
Quando ero un ragazzo, condottovi da mia madre, amavo frequentare quella specie di Circolo culturale, dove tutti i problemi, anche quelli più scabrosi, venivano discussi e risolti alla presenza del pubblico e con le porte aperte.
Da una canna di ferro l'acqua irrompeva limpida e fresca e cadeva gorgogliando in una vasca. Al mattino presto giungeva la casalinga seguita dalle altre, coi grossi cesti pieni di panni da lavare e, dopo che ognuna aveva occupato il suo posto, aveva inizio il lavoro e l'udienza era aperta.
Allegramente tra lo sciacquio dei panni e l'acqua della vasca che si andava sporcando, l'ambiente si animava di voci argentine e sembrava che anche l'aria si inquinasse con le parole che uscivano da quelle bocche dalle labbra coralline.
Ai miei tempi, il forno dove si cuoceva il pane e la fonte dove le donne si recavano a lavare i panni sporchi, erano Camere di Consiglio e Aule di Tribunale, dove le casalinghe discutevano tutte le cause di carattere morale che affliggevano il paese.
Quelle donne molto superstiziose forse avranno pensato che il fuoco del forno e l'acqua della fonte agissero come agenti purificatori.
I reati che venivano discussi in quelle sedi erano di natura varia: lettere anonime furti di vario genere, calunnie, malversazione, violenze carnali, modi di vestire, modi di parlare, corna di vario genere, invidie, gelosie, rancori e tante altre cose altamente istruttive.
E non si pensi che nei giudizi si fermassero alle persone incriminate.
Senza l'aiuto del casellario si ricostruivano i precedenti delle persone incriminate.
In questi casi i giudici, gli avvocati, i testi a carico e quelli a discarico si creavano da soli per affinità elettive.
E la fonte con la sua lunga vasca riparata da un tetto di tegole, era l'aula delle udienze. Poteva accadere che una causa iniziata nell'aula del forno finisse con un verdetto di assoluzione o di condanna nell'aula della fonte.
Le cause erano inappellabili. L'esito delle cause discusse in quei sacrari, che le donne avevano dedicato alla purezza dei costumi, in pochissimo tempo e senza affissione di manifesti, era conosciuto in tutto il paese.. Poteva accadere ancora che nella foga delle discussioni sfuggisse qualche pettegolezzo, provocato a bella posta o per vecchia ruggine esistente tra le parti, o affiorasse qualche elemento offensivo nei confronti di qualche persona presente, ed era questo l'inizio di una battaglia nella quale venivano sacrificati tutti i segreti morali o immorali delle parti contendenti.
In questi casi non era difficile vedere uno spettacolo edificante che si manifestava con il lancio di mutande bagnate, calzini, sottovesti o altri indumenti, se le contendenti erano divise dalla vasca; dai graffi e dalle prese per i capelli, se la vasca non le separava.
In conseguenza di ciò si formavano subito le parti pro o contro e la lotta assumeva un carattere generale.
Mentre alcuni uomini, attratti dal vociare irato, si fermavano a rispettosa distanza a godersi lo spettacolo, noi ragazzi approfittavamo di quei momenti per andare a togliere il tappo della vasca e osservare felici il grosso getto d'acqua sporca che fuoriusciva con violenza e sembrava che la stessa vasca fosse felice di liberarsi allegramente di tutte le maldicenze che quelle buone lingue vi avevano deposte.
Quelle buone lingue erano le nostre madri. Le madri del futuro. Erano le madri di tutto il mondo.
Remo Amici