Menu principale:
VERIANO LUCHETTI
Nato a Tuscania, ha debuttato al Teatro Sperimentale di Spoleto. Subito scritturato dal Teatro La Fenice, si è esibito in tutti i grandi teatri italiani e del mondo: Arena di Verona, Maggio Musicale Fiorentino, Scala (compresa l’inaugurazione del bicentenario con Simon Boccanegra -
(intervista a Veriano su Città Nostra del dicembre 1980).
"Il signor Luchetti mi aspetta".
E’ una parola d’ordine che fa effetto. Attraverso velocemente il pratino all’inglese e mi trovo subito accovacciato nella comoda poltrona dello studio. Il grande camino profuma ancora di legna bruciata; l’avorio della tastiera del piano a semicoda è un invito per le morbide carezze di due mani vellutate; alle pareti c’è anche un Cesetti con i suoi cavalli nervosi e colorati. La libreria è un inno al bel canto: monografie di Verdi, Mascagni, Giordano, Cilea, Wagner, Puccini…; libretti di opere di ogni formato, enciclopedie della musica, saggi critici, alcuni volumi di Tuscania.
Pregevoli pezzi di antiquariato un po’ ovunque; in bella mostra c’è un giradischi professionale con casse armoniche dislocate nell’adiacente salotto illuminato dal cristallo di un tavolo basso e affusolato dove sono adagiate, con ordinata confusione, le variopinte custodie di trentatré giri dai titoli più melodiosi: Butterflay, Otello, Forza del destino, Rigoletto, Aida, Boheme, Fedora, Carmen…
Il padrone di casa fa un’entrata alla Cavaradossi; per poco non mi chiede i colori ed ha in mano una bottiglia gelata di bianco EST, EST, EST, la sua marca preferita.
Indossa una vestaglia di seta blu notte che rende la sua figura ancor più snella e aitante.
Veriano Luchetti, nativo di Tuscania, nel cuore della Maremma viterbese, 42 anni, tenore lirico, sposato con soprano, padre di due figli: Francesco e Laura, volto barbuto, capienza dei polmoni ottima, voce cristallina.
La critica lo colloca tra i migliori del momento insieme a Placido Domingo, Pavarotti e Carreras.
Ha cominciato a cantare a cinque anni. Si chiudeva nel bagno un po’ per ascoltare meglio le vibrazioni della sua voce, un po’ per sfuggire alla noiosa curiosità dei compagni che lo chiamavano Paperino, in quanto era piuttosto basso e grassottello. Suo padre, Giustino, proprietario di un molino a grano e di un frantoio, alla testa di una famiglia numerosa, è stato il suo primo ammiratore.
-
-
-
Avevo una voce baritonale che la maestra Di Veroli, che in seguito frequentai metodicamente due volte la settimana nel suo studio romano, mi impostò su timbri tenorili. Dopo il servizio militare decisi di iscrivermi nel 1963 al Concorso Voci Nuove di Spoleto. Risultai fra i migliori e mi toccò subito la parte del Conte Loris nella Fedora di Giordano. La critica fu favorevole. Incominciò così la mia carriera. Avrei voluto che mio padre fosse stato in platea per ringraziarlo e ripagarlo dei sacrifici che aveva fatto per farmi studiare.
-
-
La nostra intervista con Veriano Luchetti finisce qui.
Abbiamo incontrato un uomo semplice e leale, un artista serio e professionalmente preparato, un grande tenore lirico, un marito onesto e un padre felice.