Finalmente il Tartaglia ruppe gli indugi e con le sue milizie, si accinse a raggiungere l’esercito senese accampato sotto le mura di Sorano: fu un ingresso trionfale, con tanto di parata militare, la cui magnificenza destò impressione ed in breve rimbalzò anche a Siena, dove i Priori della Signoria manifestarono una gioia indescrivibile congratulandosi per lettera con il capitano[66]:
"Noi non potremmo con lingua nonché con penna - gli scrissero - exprimere quanto di piacere, consolatione et conforto àbbiano preso le menti nostre, insieme con tutto el nostro popolo, della venuta vostra in cotesto campo (di Sorano) per lo exterminio et confusione de’ nostri inimici, maxime poiché intendemmo, per lettera di Nicholaccio et ser Christoforo, et ultimamente da ser Christoforo a voce viva, el modo della vostra venuta: con che magnifico apparato di gente, da cavallo et da pie’, et altre cose che a’ campi si richieggono, non altrimenti che se questo nostro facto (la guerra contro gli Orsini di Pitigliano) inportasse tutto lo Stato della vostra magnifica fraternità. Né saremmo per alcun modo bastevoli a rendervi sufficiente guidardone, ma in luogo di quegli, benché per altri innumerabili servitii vi ci sentissimo molto obligati, ora confessiamo esservi obligatissimi. Et preghiamo Idio che, con qualche manifesta operatione, ci conceda gratia potervi dimostrare la perfectione del nostro buono animo come al presente ci dimostrate quella del vostro".
Le parole dei Senesi erano accompagnate da un migliaio di fiorini d’oro, in parte regalati, in parte dati in mutuo "sine aliqua fideiussione". Contemporaneamente era stata inviata a Nicolaccio una lettera di istruzioni[67], affinché sfoderasse tutta la sua eloquenza per convincere il Tartaglia a trattenersi sotto Sorano il più a lungo possibile, dandogli anche comunicazione di ulteriore, magnifico dono da parte della Signoria, consistente in un appartamento in pieno centro di Siena: "...abbiamo deliberato di donargli uno bello et honoratissimo casamento, acciocché, chi verrà qua de’ suoi, non abbia a ritornare in sulle hostarie...", ma tu, caro Nicolaccio, "...prègalo che gli piaccia ristare cola compagnia sua il più tempo che gli è possibile, sforzando etiandio el potere, della qual cosa gli saremo sempre obligati, animandolo ala victoria di Sorano maximamente quanto t’è possibile", fino alla vittoria finale; nel frattempo, "tu ùsali tutte quelle persuasive parole et ragioni che alla prudentia tua parrà convenirsi...et diràili come noi abbiamo già provveduto a lui et a tutti i nostri soldati, da cavallo et da pie’, mandare una paga, acciocchè egli possa operare come sarà bisogno".