Tartaglia abbracciò gli ambasciatori senesi e promise loro: "... da Castro ad Acquapendente io serrarò (le strade), chè ale terre del conte Brettoldo non v’entri niente, perché io so’ co’ Senesi, che m’hanno sempre singularmente considerato amico et fratello…"[51].
Dopo otto giorni di trattative, finalmente il 4 novembre i due ambasciatori, Nicolaccio e Cristoforo, siglarono con il Tartaglia un "contratto di condotta" in sette punti[52]:
1. Il Tartaglia si impegna a portare guerra nelle terre del conte Bertoldo Orsini e dei suoi figli, i conti Guido e Nicola, finché queste terre non cadranno in mano dei Senesi.
2. I prigionieri ed il bottino di beni mobili, realizzato durante il sacco di una città o catello, spetteranno al capitano Tartaglia, che ne disporrà a sua discrezione.
3. I prigionieri ed il bottino di beni mobili, che faranno i Senesi, spetteranno ai Senesi stessi, anche se effettuati nei territori posti sotto il dominio del Tartaglia.
4. Il Tartaglia ospiterà nelle sue terre i soldati Senesi, a cavallo o a piedi, facendo pagare loro un prezzo decente per l’alloggio.
5. Il quinto punto non è chiaro, perché la carta è lacera in più punti con perdita di parti scritte, ma riguarda l’entrata e l’uscita degli uomini dalla città di Castro, soggetta al Tartaglia; se si tratta di abitanti del contado senese, il capitano li dovrà aiutare e scortare; ma se si tratta di fuorusciti di Pitigliano, potranno essere presi, sia dai Senesi che dagli uomini del capitano Tartaglia.
6. Il presente capitolato dovrà essere pubblicato a mezzo di banditori a Tuscania, a Corneto, a Castro e nelle altre terre circostanti.
7. Obblighi della Signoria di Siena. Il comune di Siena riconosce che il magnifico capitano Tartaglia assume questo impegno solo per l’amicizia che lo lega a Siena (facit hoc pro zelo et ex singulari devotione quam habet ad dictum magnificum comune Senarum); La Signoria di Siena verserà, in tre rate, 5.200 fiorini d’oro al Tartaglia, che potrà riscuoterne subito 500 in oro presso il banco dei Senesi a Viterbo; il 15 dicembre ne riceverà altri 500 a Siena; i restanti 4.200 fiorini gli verranno versati in oro entro un mese dal termine della guerra, senza possibilità di scuse o dilazione alcuna da parte dei Senesi.